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Donne vittime di violenza, nel giorno della loro festa i numeri fanno ancora più impressione. Ecco il modello (vincente) che in Italia riesce ad aiutarle

 

Nel giorno della festa della donna, i numeri fanno ancora più impressione. Sono quasi 3.500 le vittime di maltrattamenti, abusi, stalking che trovano ogni anno rifugio e assistenza negli ospedali toscani dove, “dal 2009 esiste un percorso dedicato, il ‘codice rosa’, per il quale abbiamo lavorato dopo esserci resi conto, appunto 9 anni fa, che i dati dei centri anti-violenza, altissimi, non corrispondevano a quelli delle pazienti che passavano per i pronto soccorso: centinaia di casi di violenza, contro un paio di donne, solamente, che si erano rivolte ai nostri ospedali. Abbiamo quindi deciso di agire per rendere i pronto soccorso un punto di assistenza”, racconta all’Adnkronos Salute Vittoria Doretti, responsabile rete regionale Codice rosa della Toscana. Ma in cosa consiste nel concreto? Il lavoro a favore delle vittime di violenza è partito dall’osservazione di una grande discrepanza: quella fra “le centinaia di donne che giungevano nei nostri centri anti-violenza – dice Doretti – e le pochissime che si rivolgevano agli ospedali. O meglio, che venivano individuate e assistite come vittime di violenza, perché è normale che chi subisce abusi prima o poi passi da un ospedale. A fine 2009 a Grosseto per prima abbiamo organizzato un corso per tutti gli operatori, ci siamo posti come un’unica squadra di 40 persone fra sanitari, addetti dei centri antiviolenza, della procura”. (Continua dopo la foto)

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E “già nel corso del 2010 abbiamo visto i numeri salire: quasi 310 casi di ‘codice rosa’ trattati nel pronto soccorso. Devo dire che a fare la differenza è stata la ‘stanza’ dedicata, come anche la sensibilità degli infermieri nel ‘captare’ le vittime di violenza, o ancora il modo di porre le domande per far sì che la donna non debba ripetere più volte le stesse, dolorose, risposte. Il ‘codice rosa’ ha la stessa priorità di un infarto: appena viene individuato, salta il triage e viene preso in carico in una stanza non individuabile esternamente. Ogni passo è condiviso con la donna, dalla visita alla raccolta delle prove, fino al report fotografico. E la vittima non si sposta più di lì”. I numeri sono poi aumentati di anno in anno, fino alle 3.451 vittime assistite nel 2016, di cui 2938 adulte e 513 minori. Questo successo ha portato l’assessorato a volere dei percorsi dedicati in tutta la Toscana, dai piccoli ai grandi centri: una rete che esiste ormai dal 2014. (Continua dopo le foto)

dentro1 dentro2Insomma, la Toscana è oggi il modello a cui guardare per mettere in atto le linee di indirizzo recentemente pubblicate, e Doretti confida che questa sia un’area in cui l’Italia risponderà al meglio alle esigenze delle donne: “Ho girato tanto il Paese, e tanti ospedali hanno procedure di eccellenza. Ma credo che l’idea del codice rosa non sia di avere un ospedale con cose meravigliose, ma l’elemento principale è che si abbiano le stesse procedure ovunque: le donne vengono violentate nelle campagne più sperdute come nelle piazze cittadine, ed è stata una rivoluzione sapere che in ogni ospedale c’è un centro sanitario che può assisterle. C’è tanta strada da fare, ma almeno sappiamo che c’è solo un modo per farlo”.