Le donne in gravidanza impegnate nella scelta della protezione solare devono fare i conti con le insidie del retinolo palmitato. Questo ingrediente, di fatti, non è altro che una forma topica di vitamina A che la pelle converte in retinoici. Si tratta di uno di quei composti che si ritrovano anche in alcuni farmaci contro l’acne che sono stati associati ad un aumentato rischio di difetti alla nascita.
Quindi, durante il controllo delle etichette, è bene che una donna incinta legga bene il tipo di ingrediente contenuto nel prodotto, e nel nostro caso, faccia attenzione al termine retinolo palmitato e ai suoi sinonimi, tra cui vitamina A palmitato e retinolo esadecanoato.
La scelta non è semplice, in quanto quasi tutte le creme solari in commercio contengono alcune sostanze chimiche associate ad effetti avversi sulla salute in studi condotti sugli animali. Tra questi troviamo l’oxybenzone, che potrebbe interferire con gli ormoni nel corpo e (potenzialmente) legato a problemi riproduttivi e di sviluppo.
Nonostante ciò, gli esperti dicono che i benefici apportati dalle protezione solari superino i potenziali danni degli ingredienti. Detto ciò, valgono le solite raccomandazioni: quindi, i solari dovrebbero contenere (soprattutto all’inizio) un fattore di protezione solare (SPF) almeno di 30, ma, insieme al controllo locale dei danni apportati dai raggi UV e soprattutto per le persone che sono a più alto rischio di cancro della pelle, occorre evitare il sole di mezzogiorno.
Inoltre, una volta fuori, sarebbe opportuno indossare un cappello, degli occhiali da sole e dei vestiti a trama fitta con manica lunga. Questi accorgimenti, dovrebbero essere seguiti da tutte le persone, ma in particolar modo dalle donne in gravidanza, molto più fragili e soggette ai danni UV.