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Diritto alla salute e alla vita: pediatri a bimbi clandestini

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Il diritto alla salute e alla vita è sancito dall’articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo con una serie di clausole che ne ribadiscono l’obbligo di osservanza, ma a tutelare i minori, ci pensa la Convenzione sui diritti del fanciullo che contiene gli articoli 23, 24, 25 e 29 che sottolineano che gli Stati membri dell’Unione Europea riconoscono che i fanciulli mentalmente o fisicamente handicappati devono condurre una vita piena e decente, in condizioni che garantiscano la dignità, favoriscano la loro autonomia e ne facilitino la partecipazione attiva alla vita della comunità.

Inoltre, tali Stati riconoscono il diritto del minore di godere del miglior stato di salute possibile e degli impianti per il trattamento delle malattie e della riabilitazione. Gli Stati parte si devono sforzare nel perseguire la piena realizzazione di questo diritto e, in particolare, adottare le misure appropriate per  diminuire la mortalità neonatale e infantile, e garantire la necessaria assistenza medica e assistenza sanitaria a tutti i bambini, anche agli immigrati clandestini.

Questo è quanto il ministro della salute Renato Balduzzi tenta di ribadire e di riassumere mediante un apposito documento redatto e presentato questa settimana ai medici della Società Italiana di Medicina dell’Immigrazione e che dovrebbe entrare in vigore subito dopo la conferenza Stato-Regioni. Nel documento, in particolare, si sottolinea l’importanza e l’obbligo di assistenza pediatrica per gli i bambini immigrati (e) clandestini. Un diritto e un obbligo morale e materiale osservato attualmente da una unica Regione d’Italia, la rispettosa Umbria. Fino ad ora, tali piccoli, potevano farsi curare unicamente presso i consultori o gli ospedali pubblici.

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