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Diranno che è iperattivo: quando gli insegnanti non riconoscono i piccoli geni

 

Troppo intelligenti per essere felici (Rizzoli) è ora un titolo che non prevede neanche il punto interrogativo. I plusdotati (da non confondere con i primi della classe, anzi) sono bambini troppo intelligenti e come tali  se la passano maluccio: troppe pressioni da parte della famiglia portano stress e paura di sbagliare. Ma il peggio sono l’ansia di perfezionismo, la fatica ad accettare le regole imposte dall’esterno, il senso di colpa se si deludono gli altri, la noia, la solitudine che deriva dal sentirsi diversi, perfino la paura di fallire, come hanno raccontato recentemente alcuni grandi scienziati di Harvard. Un disastro. In Italia non esiste nulla per loro, né un programma ministeriale che li sostenga e valorizzi fin da piccoli i nostri talenti. Solo lo sforzo del Lab Talento di Pavia, dove recarsi se volete risposte certe sull’intelligenza di vostro figlo.

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«Essere plusdotati è un modo diverso di essere intelligenti» dice Maria Assunta Zanetti, direttrice del LabTalento di Pavia. «Intanto non sono degli scolari modello. Sono bambini sempre sopra le righe proprio per la discrepanza tra il livello cognitivo e quello emotivo. Il bambino “plusdotato” risulta un po’ strano: estremamente curioso e generalmente portato a preferire le novità, ha idee bizzarre, bighellona, è al di là del gruppo. Il bambino brillante è interessato, attento, ha buone idee, apprende con facilità, esegue e rispetta le consegne.».

Li chiamano plusdotati, e sono molti di più di quelli che potete pensare, il 5 per cento della popolazione, piccoli geni che non riconosciamo quasi mai, disperdendo il loro talento e rinunciando alla loro intelligenza. In Italia c‘è un solo laboratorio scolastico per questi piccoli geni, uno dei primi in Europa, all’Università di Pavia, voluto e fondato  da Maria Assunta Zanetti, docente di psicologia dello sviluppo, che assieme al suo collega Eliano Pessa va a cercarli in giro per l’Italia, da Palermo ad Aosta.

Sono 6 i profili dei piccoli geni, quello di successo (molti di loro lo raggiungono a prescindere), il creativo, il sotterraneo, l’autonomo, e pure quello a rischio antisociale (devianza, bullismo, tossicodipendenza) e il tipo 5 AP definito «doppiamente eccezionale» che può soffrire di di dislessia, autismo, disturbo bipolare.

“In ogni caso – come spiega Maria Assunta Zanetti – non riconoscendoli rischiamo di perderli, di farne dei disadattati, di rinunciare alla loro intelligenza”. Nel suo laboratorio i bambini non vengono isolati, ma restano nelle scuole di appartenenza, affiancati da programmai didattici personalizzati e i loro docenti sono istruiti a seguire un percorso diverso per loro. Neanche un euro arriva dai fondi pubblici. “Ed è un peccato – aggiunge Zanetti – perché invece bisognerebbe investirci: questi bimbi possono diventare un patrimonio del Paese”.