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Come ha fatto a raggiungere il successo? Ce lo racconta la madre: chi la conosce meglio di lei

 

Chiara Ferragni, classe 1987, fattura circa 20 milioni di euro all’anno con il brand che porta il suo nome. Il suo è un successo globale riconosciuto da tutti gli esperti di comunicazione digitale e moda. Grazie al suo blog “The Blonde Salad” è iniziata l’avventura professionale che l’ha portata ad aprire un brand con il suo nome e anche un temporary shop monomarca a Los Angeles. Da qualche mese è fidanzata con Fedez e dall’inizio della loro storia la sua popolarità non ha fatto altro che aumentare vertiginosamente fino alla dichiarazione pubblica all’Arena di Verona e al loro fidanzamento ufficiale. Ma da dove è iniziato tutto? Come ha fatto la trentenne cremonese a raggiungere un tale successo in pochi anni? La mamma di Chiara Ferragni esce allo scoperto e rivela i motivi del successo della figlia. Che ci sia anche il suo zampino? (Continua dopo la foto)

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Tutto è iniziato con una grande passione: quella per i social e per i selfie. Fin da piccola infatti, la Ferragni amava scattarsi fotografie e condividerle sulle piattaforme di foto sharing del momento, come ad esempio Flickr. Questa passione è stata molto probabilmente tramandata dalla madre, la quale ha custodito con grande attenzione e cura ogni momento delle loro vite, creando numerosi album fotografici. Dal matrimonio alla nascita delle figlie, passando per i loro progressi come i primi passi e le feste di compleanno: mamma Marina è stata una pioniera dei moderni social network in fatto di storytelling, archivio e catalogazione (continua dopo le foto)

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Un ritocchino qui, un ritocchino là, la ragazza ha costuito una immagine di sé, a forza di guardarsi nei selfie, di una donna molto raffinata: certo l’unione con Fedez ce la deve spiegare. Chissà che non ci imponga magliette con i tatuaggi di lui, dopo quelle che hanno fatto furore, con i due occhi, uno aperto, l’altro chiuso, come a strizzare l’occhio. Gli occhi invece dovremmo averli noi, ben aperti: entrambi, però