Donna

“Io corro per Matteo”. Virginia Raggi, il primo sindaco donna (e mamma) a Roma

 

Ieri, 19 giugno 2016, Virginia Raggi, esponente del Movimento 5 stelle candidata a sindaco di Roma, ha conquistato oltre il 65% per cento di voti al ballottaggio quasi doppiando l’avversario del Pd, Roberto Giachetti, diventando così il primo sindaco donna a Roma della storia.

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virginia2Classe 1978, laurea in Giurisprudenza all’Università Roma Tre, con specializzazione in diritto d’autore e proprietà intellettuale. Ha collaborato con lo studio legale Sammarco di Cesare Previti. È entrata a far parte del Movimento 5 Stelle nel 2011. Nel 2013 è stata eletta consigliera comunale. Si è fatta notare in Campidoglio, per la battaglia condotta contro Ignazio Marino assieme ai grillini Daniele Frongia, Marcello De Vito ed Enrico Stefano: li chiamavano i “Fab Four”. Si è occupata di verde pubblico e scuola. Da consigliera ha anche dichiarato guerra agli sprechi e alle municipalizzate del Comune.

Cresciuta in centro, a San Giovanni, a 26 anni si trasferisce a Ottavia, quartiere della periferia nord della Capitale, dove per tutti è solo Virginia. Nel suo municipio, il 14°, raccoglie al primo turno circa un voto su tre, ovvero 30.935 su 86.127. Undicimila voti in più del candidato di centrosinistra Roberto Giachetti.

Virginia Raggi ha ammesso di essere in crisi da circa due anni con il marito Andrea, attivista 5 Stelle che l’ha convinta a buttarsi in politica. La pentastellata ha detto di non avere nessuna relazione al di fuori del matrimonio. Hanno un figlio, Matteo, di sette anni.

“Con Andrea però siamo in ottimi rapporti “, spiegava a Vanity Fair qualche giorno prima della proclamazione. “È una persona e un padre meraviglioso. Il suo sostegno non può che darmi forza”.

Nella sua vita non c’è nessun altro, confida, smentendo alcune voci che la volevano impegnata in una relazione con l’ex consigliere comunale Daniele Frongia, collega del Movimento. Ed è da suo figlio Matteo che lei, paragonata dall’Economist a una donna del Congresso americano o a una Tory britannica, corre appena ha uno spazio libero tra un confronto politico e l’altro.

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Nelle ultime settimane è diventato più difficile stare con lui?
“In questo periodo di campagna elettorale ho ritmi più intensi. Gli ho spiegato che la mamma sta facendo una gara per diventare sindaco e lui fa il tifo per me. Appena torno da lui giochiamo a ‘inventare’: è bravissimo. Abbiamo costruito una scatola dei progetti, dentro ci sono pezzi di cartone, tappi, barattoli di yogurt. La apriamo e cominciamo a costruire cose”.

Festa con chi?
“Con mio figlio, ovvio. Anche se avrò poco tempo per festeggiare: inizieremo a lavorare subito, c’è molto da fare. Giusto un brindisi, magari sì, con lo staff, i portavoce e gli attivisti”.

È considerata una bella donna: questo la infastidisce?
“In realtà io non mi sento affatto bella, anzi mi vedo piena di difetti. Primo tra tutti le orecchie”.

Alcuni l’hanno definita l’anti-Boschi. È d’accordo?
“Mi sento di parlare solo del suo operato politico. Il mio giudizio complessivo è negativo ma è rivolto al governo nella sua interezza”.

Molti amano il suo look semplice e mai appariscente. Qualcuno le consiglia come vestirsi?
“Faccio da sola. Ogni tanto mia mamma passa da casa mia e mi dà ottimi consigli, oltre a prestarmi qualcosa da indossare”.

Pensa mai a mollare tutto?
“In questa corsa quasi folle che è la campagna elettorale, non rinuncio mai a prendermi cinque minuti per ricordarmi il motivo per il quale sto facendo tutto questo: dare una città migliore a mio figlio”.