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Candida in gravidanza, come riconoscerla e curarla

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La candida, o candidosi, è una frequente infezione micotica provocata da funghi, in grado di colpire l’apparato genitale femminile. Si tratta di un disturbo molto diffuso, in graduale aumento, in grado di coinvolgere tre quarti delle donne almeno una volta nella loro vita. La forma più comune di candidosi avviene proprio durante il periodo di gravidanza, quando il corpo della donna subisce una evidente delibitazione.

Ma come riconoscere la candida, e come curarla?

Riconoscere la candida

La candidosi va naturalmente diagnosticata da un medico generico o da un ginecologo, che sulla base dei sintomi e degli esami effettuati (test di filamentizzazione e TASC) potrà accertare o meno la presenza di questa patologia. In ogni caso, ancora prima della diagnosi del medico sarà possibile verificare o meno la presenza di sintomi tipici, come ad esempio il prurito vulvare di intensità variabile, bruciore, dolore, infiammazione, perdite non maleodoranti.

Come curare la candida

La candidosi è curabile mediante una serie di terapie che, generalmente, non contribuiscono a debellarla completamente, visto e considerato che di norma questa patologia è recidivante, e tende quindi a ripresentarsi a intervalli più o meno periodici.

Tenete inoltre in considerazione che per la sensibilità della zona colpita, una cura inesatta (ad esempio, medicinali inappropriati) potrebbe addirittura comportare un peggioramento della condizione, allungando i tempi di guarigione e facilitando la comparsa di recidive. Di norma il medico suggerirà una terapia locale con ovuli o creme vaginali a base di antimicotici come il clotrimazolo, il miconazolo e l’econazolo, per un periodo di tempo tra i 3 e i 7 giorni.

Per quanto ovvio, quando ci si trova in uno stato di gravidanza, diventa ancora più importante saper curare con tempestività la candidosi, visto e considerato che gli effetti collaterali della patologia potrebbero essere anche molto gravi.

“Fortunatamente” – spiegava in merito qualche tempo fa Luca Valsecchi, responsabile dell’unità funzionale di Ostetricia del San Raffaele di Milano su Lettera Donna – “non sembra che la presenza di candida in gravidanza aumenti il rischio di problemi come l’aborto o il parto prematuro. In assenza di sintomi (bruciori, prurito e perdite bianche caseose) non è quindi indicato eseguire tamponi vaginali o trattamenti antimicotici. Il trattamento antimicotico è indispensabile per l’infezione sintomatica e può prevedere l’utilizzo di quasi tutti i preparati topici, sotto forma di ovuli, candelette o creme vaginali”.

Ma come prevenire la candida in gravidanza? A spiegarcelo è ancora Massimo Candiani, ginecologo, secondo cui “in gravidanza si possono attuare delle strategie che possono prevenire l’insorgenza e la recidiva delle infezioni. Primo step è l’alimentazione. È consigliabile ridurre l’assunzione di tutti i prodotti fermentati (lieviti), di carboidrati, alcool, dolci, formaggi e quantità eccessive di zuccheri. Recenti studi hanno evidenziato l’utilità di assumere sostanze probiotiche, che creano una barriera biologica sulla mucosa vaginale”. Per quanto concerne l’abbigliamento, “poiché la candida prolifera in ambiente caldo umido è consigliato evitare di indossare indumenti troppo aderenti, di indossare a lungo costumi bagnati, preferire biancheria in cotone rispetto a quella sintetica”.

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