Malattie

Bruciori nelle parti intime: la clamidia mette a rischio la fertilità della donna

Lievi bruciori e prurito nelle parti intime di una donna sono abbastanza frequenti e spesso li trattiamo con creme adatte, lavande e nulla più. Eppure sono anche sintomi di una malattia silente, che se non trattata, può causare danni irreversibili agli organi riproduttivi femminili. Fino all’infertilità.

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clamidia

Da non confondere con la candida, una micosi delle mucose vaginali, si tratta della clamidia, una malattia a trasmissione sessuale, la più diffusa in Europa. Tra il 2005 e il 2014 sono stati registrati 3,2 milioni di casi, mentre il tasso di infezione è cresciuto del 5% tra il 2010 e il 2014. Nel 2013 sono stati identificati 384.555 casi, 182 ogni 100 mila persone. I più colpiti sono i giovani (il 67% dei casi viene diagnosticato tra i 15 e i 24 anni) e le donne. Una malattia in aumento che ha spinto l’European Centre for desease control a pubblicare delle linee guida per arginare il contagio.

Nella donna possono, infatti, verificarsi problemi alle tube di Falloppio, malattia infiammatoria pelvica (alcuni studi hanno stimato un rischio del 10-15% dopo un anno), gravidanza extrauterina, infertilità. Il batterio infatti può risalire fino alle tube e provocare un’infiammazione pelvica: si creano cioè dei processi di riparazione cicatriziale dei tessuti che possono ostruire le tube, rendendo difficile la progressione del prodotto del concepimento, causando infertilità.

gravidanza

La clamidia si trasmette in genere attraverso rapporti sessuali vaginali, anali, orali non protetti, ma se contratta in gravidanza, viene trasmessa anche al feto. Una donna infetta in gravidanza può, infatti, durante il parto, trasmettere al neonato l’infezione, che si manifesta sotto forma di un’infiammazione agli occhi e all’apparato respiratorio, causando congiuntivite e polmonite. La clamidia in gravidanza può dare un maggior rischio di aborto precoce, una rottura prematura delle membrane e parto pretermine, mentre subito dopo il parto può causare alla mamma una endometrite post partum, ossia un’infezione dell’endometrio che provoca febbre.

La diagnosi si fa analizzando in laboratorio le secrezioni genitali del paziente. Alcuni laboratori specializzati effettuano la ricerca non invasiva della clamidia mediante PCR (Polymerase Chain Reaction) effettuata sulle urine. Ma si cura facilmente: basta assumere un antibiotico. Ma è opportuno anche trattare i partner avuti fino a due mesi prima della diagnosi per evitare la diffusione della malattia.

Come prevenire l’infezione Al momento per la clamidia non esiste un vaccino e, essendo una infezione batterica, non sviluppiamo anticorpi, il che vuol dire che ci si può ammalare di nuovo. L’unica forma di prevenzione è l’uso del preservativo durante i rapporti sessuali.