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“Bisogna migliorare il vaccino” E i medici cercano ragazzi in cui iniettare il virus in cambio di 4 mila euro

 

Un tempo si chiamava “tosse canina”, una malattia contagiosa caratterizzata da un’elevata mortalità: 2 decessi ogni 1000 casi, e riguardano quasi totalmente i bambini entro l’anno di età (la percentuale aumenta se la malattia è contratta nel primo mese di vita). La causa principale di morte è la polmonite. In Italia l’introduzione del vaccino contro questa malattia ha permesso di ridurre notevolmente i casi di malattia, dagli oltre 13.000 casi all’anno all’inizio del 1990 alle poche migliaia di oggi. Un esempio? nel 1998 ci sono stati 6.891 casi di pertosse, introducendo la vaccinazione si è arrivati ad avere, nel 2008, 268 casi con un’incidenza di 0.4 per 100.000 abitanti. Ora però occorre studiare nuovi sviluppi del batterio e l’università di Southampton, Inghilterra, fa una singolare proposta (Continua dopo la foto)

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L’università di Southampton offre 4mila euro a chi voglia farsi infettare volontariamente con il batterio della pertosse, allo scopo di ottenere informazioni utili per progettare un migliore vaccino. Le ‘cavie’, riporta la Bbc, dovranno poi vivere in isolamento per 17 giorni.
I ricercatori cercano 35 giovani tra i 18 e i 45 anni sani a cui verrà ‘spalmato’ il batterio nel naso per verificare la reazione. In particolare, verranno ricercati i ‘portatori sani’, persone che pur non manifestando i sintomi sono comunque in grado di infettare altre persone, e i soggetti naturalmente immuni all’infezione. (Continua dopo le foto)

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Capire i meccanismi di queste due reazioni ‘anomale’, spiegano gli autori, potrebbe essere utile per progettare nuovi vaccini più efficaci, mentre l’esperimento servirà anche a studiare le modalità di trasmissione del batterio. Oltre ad analizzare i fluidi nasali dei soggetti periodicamente, i ricercatori li faranno sostare anche in ‘stanze della tosse’ dove verrà chiesto loro di parlare, tossire e addirittura cantare per capire come il batterio si diffonde attraverso le goccioline di saliva che si emettono in questi casi. “l’esperimento è sicuro ed eticamente corretto – spiega il coordinatore Robert Read -, e i volontari potranno abbandonarlo in qualsiasi momento”.