Salute e benessere

Bellezza femminile: simbolo di potere e libertà

La bellezza delle donne è mostrata e ammirata, delizia o irrita, ma non pensa a sé stessa, è li per sorprendere e regalare emozioni a chi la guarda.

 

Già ai tempi di Simone de Beauvoir, che fa della corporeità femminile una nozione chiave della sua riflessione, questa negazione lascia il posto a un’interpretazione critica e negativa destinata a diventare egemonica: il corpo delle donne le rinchiude nell’immanenza e le priva della libertà trascendente riservata agli uomini. La donna è soggetta all’uomo come Altro assoluto. Il corpo femminile viene così definito come vettore di alienazione, nella sua dimensione gestazionale, ma non solo.

 

Per Simone de Beauvoir, la preoccupazione per l’apparenza è infatti una delle manifestazioni della subordinazione femminile. Egli riduce la donna adorna allo status di oggetto. Facendosi bella, la donna si aliena nella sua immagine, peggio ancora, nutre l’illusione che, così facendo, ottenga l’accesso al suo essere: “Prendersi cura della sua bellezza, vestirsi, è un tipo di lavoro che le permette alla donna di appropriarsi della sua persona come si appropria della sua casa attraverso le faccende domestiche ”.

 

E così facendo, la donna infatti si consegna all’uomo come oggetto erotico, come le ragazze di escort4you: “lo scopo delle mode di cui è schiava non è quello di rivelarla come individuo autonomo, ma al contrario tagliarlo fuori dalla sua trascendenza per offrirlo in preda ai desideri maschili” 

 

Da allora, il pensiero femminista ce lo ha ricordato: la preoccupazione estetica deriva dalla sottomissione alle ingiunzioni maschili che impongono alle donne di rendersi belle e desiderabili 

 

Perché inseguiamo il mito allo specchio

 

Oltre cent’anni dopo Beauvoir, la posizione delle donne è ancora al centro di scandali – mercificazione e rivendicazione di libertà, mantenuta dall’onnipresenza dei richiami mediatici alla giovinezza, alla bellezza e alla magrezza.

 

Nella frenetica ricerca di conformità al modello socialmente prescritto, il ruolo della donna ruota intorno alla dimensione alienante della bellezza ed esprime un grande paradosso: le donne sono allo stesso tempo assolutamente libere come soggetti di diritto e totalmente sottomesse come esseri femminili. Hanno ottenuto il riconoscimento della loro legittimità sociale e professionale pur continuando ad essere subordinati e docili nel campo delle relazioni intime.

 

Tuttavia, la libertà conquistata non si dispiega solo nella sfera pubblica e sociale, è altrettanto strutturante nella sfera privata. Le donne hanno il controllo sui loro corpi come hanno il controllo sulla loro vita emotiva, in entrambe le aree, hanno sempre una scelta. Ma questo non impedisce che ci sia qualcosa di immediatamente problematico, l’applicazione a se stessi di una vera libertà, cioè di una libertà consapevole delle sue determinazioni e dei suoi limiti, non avviene senza difficoltà.

 

È addirittura una vera sfida, ci sembra costitutiva della condizione femminile contemporanea: come vivere serenamente nel suo corpo femminile quando si è presi in tenaglia tra la svalutazione femminista dei segni esteriori della femminilità e le sempre più numerose ingiunzioni ad una forma idealizzata e irraggiungibile di bellezza femminile?

 

Difficile, come dimostra la comparsa di nuove malattie mentali legate all’ossessione del controllo e/o dell’immagine di sé. Queste sofferenze di un tipo senza precedenti mostrano chiaramente che la bellezza è una ricerca complicata e dolorosa.

 

È dunque nella sua dimensione progettuale che va pensata la bellezza femminile, interrogandosi sul senso di questa attività con cui una donna modella quotidianamente la propria immagine come presupposto essenziale per il suo ingresso nel mondo.

 

La risposta richiede l’eliminazione di alcuni pregiudizi e la rimozione dello strato di vernice che copre questo tema. Dietro le apparenze futili e contingenti dell’ornamento si nasconde una dimensione altrimenti decisiva: preoccuparsi di apparire al meglio è cercare di esprimere il proprio essere femminile e di renderlo accessibile agli altri.

 

In parole povere, la ricerca della bellezza deve essere intesa come un progetto di coincidenza con se stessi.