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Bambini a mensa, il cibo a scuola non è buono? Penalizza la crescita

 

 

Una cattiva abitudine che i bambini assumono quando non li vediamo, nella pausa pranzo a scuola, ma che può incidere sulla loro crescita: “Il pesce non era buono, la fettina navigava nell’olio, le carote erano fredde”. E allora? Se prima avevano concentrato l’attenzione su colazione e snack fuori pasto, ora mamma e papà devono alzare l’antenne per un nuovo trend negativo che sembra farsi strada tra i bambini.

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mense

Sembra non essere cosa rara tra i bambini, tanto che quasi uno su dieci lo fa almeno una volta a settimana, e la cattiva abitudine aumenta crescendo: saltare il pranzo è una pratica ormai diffusa per il 13% dei più piccoli, percentuale che aumenta fino al 17% tra i 9 e i 13 anni. In questo modo però rischiano di non assumere abbastanza vitamine e minerali e di alterare il metabolismo, con conseguenze anche per il futuro, visto che durante l’infanzia si creano abitudini che influenzano la salute per tutta la vita. E’ quanto mostra uno studio pubblicato sul Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics, basato su informazioni nutrizionali di 4.800 bambini.

Secondo gli studiosi i bambini che perdono i pranzi tendono ad avere carenze di vitamine A, D, E e K, e di diversi minerali essenziali come calcio, fosforo e magnesio. Inoltre, pur se assumono meno proteine, fibre e grassi, l’apporto energetico giornaliero non varia, a dimostrazione del fatto che tendono poi a compensare assumendo, a merenda o a cena, simili quantità di calorie, ma ‘vuote’, ovvero non ricche di nutrienti. Il pranzo è il pasto dedicato ai consumi maggiori di sostanze nutritive essenziali.

A parte andare a scuola e protestare per la qualità del servizio mensa, scuola e famiglia dovrebbero allearsi per una sano stile di vita del bambino: il cibo offerto nelle mense scolastiche non deve solo servire a “sfamare” e nutrire i bambini, dalla scuola materna alle medie, ma anche educarli a un’alimentazione sana, base per una cultura della salute.