Si tratta di una scelta educativa che si propone di riconoscere e assecondare i bisogni del neonato e del bambino, considerando le sue richieste istintive (stare in braccio, dormire accanto alla mamma, mangiare quello che mangiano loro, attaccarsi al seno a prescindere dalle necessità strettamente alimentari) delle esigenze naturali e fisiologiche, e non delle cattive abitudini o, peggio, dei “vizi” da scongiurare. Per molti genitori, inoltre, la scelta del cosiddetto alto contatto rappresenta anche un ritorno a pratiche di “maternage” più naturali e sostenibili, una sorta di recupero di antichi istinti e consuetudini ancestrali, comuni alla maggioranza dei mammiferi, a cominciare dai primati.
Secondo la maggior parte degli studi un bambino cresciuto a stretto contatto con i genitori, coinvolto nelle loro attività quotidiane e abituato a trovare una risposta tempestiva ed efficace ai propri bisogni fisiologici, tenderà più facilmente a diventare un giovane e poi un adulto sicuro di sé e indipendente. Imparerà, in altri termini, a fidarsi delle proprie capacità di comunicazione e del prossimo, perché ha sperimentato, negli anni cruciali della prima infanzia, che basta chiedere – aiuto, cibo, conforto, contenimento – per trovare una risposta solerte ed empatica.