Le aziende ottengono sgravi fiscali del 10% sui premi ai dipendenti fino a 2.500 euro o addirittura non pagano tasse se il premio produttività è pagato sotto forma di welfare. Con notevoli vantaggi anche per le famiglie che possono vedersi pagata, esentassse, la baby sitter dalla propria azienda.
(Continua dopo la foto)
Nelle intenzioni del Governo, a partire dal 2016, i premi di produttività, pagati in welfare potranno essere usati dai dipendenti anche per farsi rimborsare la baby sitter o la badante. Ma la novità è inoltre che sarà possibile scegliere, in alternativa ai soldi in busta paga, i voucher completamente esentasse da destinare a servizi di welfare, tra cui anche la retta per l’asilo.
A chi spetta il premio di produttività Il bonus produttività viene concesso al dipendente al raggiungimento di determinati obiettivi prefissati. È una sorta di accordo: il lavoratore si impegna a raggiungere un determinato obiettivo, in cambio l’azienda fornisce premi aziendali come buoni pasto, partecipazioni agli utili dell’azienda, convenzioni con catene di negozi e appunto anche rimborsi tramite voucher per chi ci aiuta nella vita familiare come baby sitter o badanti. I voucher possono essere impiegati anche per i libri scolastici e per spese sanitarie. Possono accedere a questi bonus i dipendenti che percepiscono un reddito annuo sotto i 50.000 euro.
Premio in denaro o voucher 2016 Il lavoratore potrà scegliere tra il premio in denaro e il voucher (che coinvolgerà anche le piccole e medie imprese) per ottenere un servizio di welfare aziendale. In questo caso la somma sarà totalmente esentasse. L’azienda potrà anche distribuire gli utili come premio di risultato e anche in questo caso si applicherà il regime fiscale agevolato.
Fin qui le novità previste. Tuttavia si attende ancora una circolare congiunta dell’Agenzia delle entrate e del ministero del Lavoro per dirimere le ultime questioni. «È chiaro che ciò potrà avvenire a patto che questi aiuti siano inquadrati in maniera regolare» precisa Marco Leonardi, consigliere economico di palazzo Chigi. «Anche questo è un modo per favorire l’occupazione delle donne e, in generale, una migliore conciliazione degli impegni lavorativi e familiari per entrambi i genitori».