Oggi, la donna viaggia, fa carriera e ovviamente continua ad innamorarsi e a sposarsi o comunque a convivere. Nel rapporto di coppia, però, non è più quella che subisce passivamente le decisioni del marito ma prende parte attiva alla vita famigliare e vuole condividere tutto. L’uomo deve quindi essere all’altezza di molte aspettative: compagno, padre, casalingo, amante. Tutte queste nuove incombenze lo caricano di responsabilità non indifferenti. Il risultato di tutto questo? Un calo nelle prestazioni sessuali dovuto all’ansia da prestazione.
Circa 6.300 uomini sono stati intervistati. L’età andava dai 18 ai 75 anni e la loro nazionalità era varia: brasiliani, canadesi, tedeschi, italiani, russi e turchi. I risultati di questa ricerca voluta dalla Sic (Società italiana della contraccezione) e dalla Fiss (Federazione italiana di sessuologia scientifica) sono stati esposti nel corso di un Congresso a Taormina.
Il 50% degli italiani intervistati, sotto i 40 anni soffre da ansia di prestazione e sono più di 3 milioni di giovani che soffre di disfunzione erettile.
Il fenomeno purtroppo è in aumento. Molti ricorrono a farmaci ma non sempre questi aiutano positivamente. La causa risiede nell’attesa che il farmaco faccia effetto. Questa attesa diventa snervante per l’uomo che alla fine p destinato ad un fallimento quasi certo. Se non ci fosse l’attesa logorante, l’uomo potrebbe concentrarsi in modo naturale sui preliminari senza subire un effetto “ansia da prestazione“. Più i tempi si allungano e più il maschio entra in panico. Se si aggiunge a questo la normale ansia da prestazione di qualsiasi rapporto ecco che la frittata è fatta.
Quello che si verifica nel 60% degli uomini che prendono farmaci per la disfunzione erettile è un un circolo vizioso – spiega la sessuologa Chiara Simonelli, presidente dell’European Federation of Sexuology- che infrange quindi la figura del maschio perfetto”.