La nostra è un’era di grandi progressi. L’uomo è arrivato sulla luna, è riuscito a trovare il modo di trapiantare organi vitali così da allungare la vita delle persone ed ha capito quali sono tutti quei meccanismi (telefoni, internet) che ci permettono di comunicare da una parte all’altra del mondo. Davanti al “diverso” però, scappa via terrorizzato. E’ riuscito ad abbattere frontiere che fino a 20 o 30 anni fa apparivano indistruttibili, ma ancora non riesce a guardare con amore verso il prossimo quando non vi si riconosce come davanti a uno specchio.
Oggi voglio parlarvi di Alice Anne Meyer e suo figlio. Una mamma che attraverso il blog aperto dopo la nascita del suo secondo bambino racconta cosa vuol dire vivere e rivivere ogni giorno gli sguardi pieni di paura delle persone, le parole “cattive” degli altri ragazzini e l’emarginazione.
«Guardate mio figlio, NON è spaventoso… è solo un bambino!» E’ questa una delle frasi lanciate da mamma Alice, poche parole certo, ma piene di disperazione e allo stesso tempo di speranza che sono balzate da una parte all’altra del web. La sua storia deve essere d’insegnamento a tutti noi, a tutte quelle persone che ancora oggi scappano via “terrorizzate” davanti a una persona che viene reputata diversa da loro.
Alice ha partorito il piccolo Jameson il 7 gennaio 2012. Il bambino è nato con la sindrome di Pfeiffer, una craniosinostosi. Si tratta di un disordine che porta alla prematura saldatura delle ossa del cranio e che induce a malformazioni della testa oltre che a disturbi e ritardi nello sviluppo cognitivo.
Nel suo blog questa mamma ci parla di tutto quello che ogni giorno deve affrontare, delle discriminazioni e degli sguardi delle persone. Ha il coraggio di ammettere che le offese rivolte al piccolo pesano a entrambi. Ci parla però anche di tanto amore, di una gioia incondizionata che questo figlio speciale ha saputo regalarle. «Sono sicura – dice Alice – che tanti genitori sapranno di cosa sto parlando»
Ma cosa c’è dietro alle parole “sincere” dei bambini che giudicano e additano Jameson? Alice e noi lo sappiamo. Ci sono i genitori e i loro giudizi, ci sono adulti che di queste cose in casa parlano non con amore, ma criticando e giudicando con cattiveria. Per salvare l’apparenza e evitare le “brutte figure” evitano di giudicare davanti al singolo caso. E così il bambino che sente ciò che mamma e papà si dicono, ripete l’offesa con ingenuità davanti al bambino indifeso, sensibile.
Ed è questa la richiesta di Alice. Chiede ai genitori di questi bambini di fare qualcosa. Di non scappare o vergognarsi, ma piuttosto insegnare ai loro figli di rispettare e rapportarsi con il diverso con naturalezza. Invita le mamme e i papà ad avvicinarsi a lei e suo figlio per fare conoscenza, così che i bambini possano giocare e conoscersi.
Solo così gli adulti di domani potranno abbattere questo muro di diffidenze e paure immotivate e di capire finalmente che tutti siamo uguali e meravigliosi con le nostre differenze.