Contrariamente a quanto sostengono alcune donne, l’alcol in gravidanza sarebbe produttivo di effetti nocivi anche nelle prime settimane della dolce attesa. Una ricerca condotta da un gruppo di ricercatori finlandesi dell’Università di Helsinki conferma pertanto la pericolosità di questa sostanza anche nelle primissime fasi.
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La ricerca, condotta in laboratorio su un gruppo di topi femmina incinta, è stata condotta somministrando alcol alle cavie fin dalle primissime fasi della gravidanza, analizzando poi lo sviluppo dei topolini e della loro salute. Lo scopo era quello di chiarire quali effetti potesse avere l’alcol sull’andamento della gestazione e sulle condizioni della prole.
Ebbene, l’analisi ha confermato che bere alcol nei primi mesi di gravidanza può essere estremamente nocivo. I topolini nati dalle cavi cui era stata somministrata tale sostanza hanno infatti mostrato chiari segni della sindrome alcolica fetale, malattia che può condurre a vari effetti come i dismorfismi facciali, il ritardo nella crescita e anomalie nello sviluppo neurologico del sistema nervoso centrale.
Non solo. Successivamente infatti gli scienziati hanno cercato di comprendere se il consumo di alcol nelle prime fasi della gravidanza possa determinare o meno anche delle conseguenze sul lungo termine. I ricercatori si sono così resi conto che anche da adulti può permanere un’alterazione dell’ippocampo, un’area cerebrale che svolge un ruolo chiave per la memoria e per l’apprendimento, e che si ritiene possa essere molto sensibile all’alcol.
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Meglio dunque prevenire le conseguenze nocive, cercando di non bere già nel momento in cui la mamma sta cercando di avere un figlio. Insomma, garantire al feto che si sta formando l’assenza di alcol è fondamentale per poter allontanare rischi e conseguenze spiacevoli. E proprio alla luce di ciò gli autori dello studio consigliano di smettere di bere già nelle prime tre – sei settimane di gestazione.
