Quando si parla di resilienza si indica la capacità di rialzarsi e rimettersi in gioco dopo aver affrontato e vissuto avversità di una certa entità. Resilienti si diventa, sì, attraverso un percorso di crescita personale, dipende molto dalle risorse personali di ognuno e di come si affrontano le difficoltà. Esistono alcuni modi per “sviluppare” la resilienza: le difficoltà per i bambini cominciano a scuola, sia nel gruppo classe che in relazione all’adulto insegnante, al parco, nei giochi di squadra. Quindi fortificarsi è fondamentale per lo sviluppo del bambino: intervenire, come genitore, andando a parlare con la maestra o con la mamma del bambino che lo ha maltrattato non è sempre una buona soluzione. Occorre dare loro supporto, ma lasciare proprio a loro la strada da percorrere, con le proprie risorse. E come si formano le “scorte di risorse” che li accompagneranno per tutta la vita?
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Ci sono delle strategie che predispongono all’acquisizione della resilienza: da una parte rafforzando la loro autostima, dall’altro arricchirli di esperienza e di strumenti per reagire:
- Favorire l’attaccamento durante la prima infanzia- proporre una maternità “ad alto contatto” condividendo, ad esempio, lo stesso letto, coccolandosi molto
- Essere accoglienti, ascoltando le ragioni delle scelte del bambino, aiutarlo a distinguere cosa è il bene e cosa no)
- Far esprimere ed elaborare emozioni, anche e soprattutto quelle negative
- Creare complicità (giocare a truccarsi insieme o a massaggiarsi con cremine profumate, spazzolarsi i capelli reciprocamente)
- Predisporre all’ascolto (proporre di raccontare una storia che la vede protagonista così da poter carpire informazioni sulla sua vita quotidiana fuori dall’ambito domestico, spingerla a raccontare se stessa)
- Stimolare creatività ed umorismo aiuta ad essere autoironici e autocritici, perché l’umorismo offre distacco dalle vicende che vivi e l’allegria fornisce positività a tutte le cose
- Creare una rete sociale di riferimento invitando amichette a casa il pomeriggio per giocare o fare i compiti, fare sport di squadra
- Fornire poche regole, ma ferme, che possa riconoscere valide ed imprescindibili
- Dare senso all’esperienza inventando, ad esempio, giochi di ruolo con le bambole (la maestra e l’alunna, commerciante ed acquirente)
- Far progettare un’azione (organizzare il compleanno del bambolotto preferito)
- Non accontentare la singola richiesta: vivrà inizialmente la “frustrazione” di non aver ottenuto quella cosa, ma non costituirà, poi, un dramma, anche questo serve a fortificarli
- Aiutare il bambino a risolvere un problema, ma mai sostituirsi a lei
- Circoscrivere uno spazio, all’interno del proprio ambito domestico, entro cui sviluppare maggiormente la confidenza reciproca per creare la complicità
- Progettare un viaggetto insieme.