Malattie

Storia di tre bambini malati e il loro coraggio per salvare altre vite

Chloe Balloqui

Se avete voglia di esplorare un mondo fin troppo sottovalutato, ma dal profondissimo amore e dall’incredibile condivisione emozionale, vi consigliamo di dare uno sguardo al documentario televisivo “Raining my heart”. Un documentario che per due anni ha seguito, passo dopo passo, dei bambini gravemente malati che hanno scelto di donare sè stessi per delle cure sperimentali, nella speranza che possano essere di aiuto per loro e per altre vite.

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I bimbi seguiti dai documentaristi si chiamano Sophie Ryan Palmer, di 12 anni, Fabian Bates, di 9 anni, e Chloe Balloqui, di appena 3 anni. E sono, a tutti gli effetti, i primi tre bambini al mondo a sottoporsi al trattamento dell’immunoterapia, una cura sperimentale che utilizza dei farmaci molto potenti per poter uccidere le cellule tumorali e distruggere il midollo osseo.

Sophie Ryan Palmer

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L’immunoterapia è dunque un trattamento molto impattante e, in evidenza, in gran parte mai testato. Tuttavia il suo utilizzo per salvare i bambini è incoraggiante, almeno quando – di contro – lo è il timore di farli soffrire. La tossicità di tale trattamento è infatti talmente forte che spesso i bambini necessitano di essere sedati: i genitori hanno dunque raccontato davanti alle telecamere l’esperienza di dolore condivisa con i propri piccoli, i quali sono disposti a rischiare la loro vita, pur di cercare una scialuppa di salvataggio che possa in qualche modo salvare loro e gli altri affetti da la stessa malattia.

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La notizia del documentario sta facendo il giro del mondo. La sperimentazione, per quanto possa sembrare crudele, è infatti uno step fondamentale per cercare di ideare delle cure maggiormente efficaci. Alcuni medici non sono tuttavia convinti che si tratti di un passaggio realmente efficace: l’immunoterapia punta infatti a distruggere completamente il sistema immunitario, permettendo un trapianto di midollo osseo che contiene nuove cellule raccolte dal paziente o da un donatore. Le cellule sono geneticamente modificate in laboratorio in maniera tale che siano meglio in grado di attaccare il cancro.

Sebbene la sperimentazione sia stata già avviata anche negli Stati Uniti, e i primi risultati siano incoraggianti, quel che rimane è l’impressione del grave pericolo cui sono esposti questi bambini. Spesso i giovani malati terminali muoiono per le tante complicazioni che il trattamento include.

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