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“Se parli ammazzo mamma e i tuoi fratelli”. Minaccia e violenta la figlia per 10 anni, poi il gesto terribile per evitare la gravidanza

 

Ha violentato la figlia per dieci anni, prendendola spesso a calci in pancia per non farla rimanere incinta. L’orrore si consumava quasi tutti i giorni a Jesi (Ancona), prima di accompagnarla a scuola. Alla fine lei ha trovato il coraggio di denunciarlo e finalmente il ‘mostro’ è finito in manette. Si tratta di un operaio albanese di 45 anni che salirà sul banco degli imputati il prossimo 22 giugno per violenza sessuale pluriaggrava, mentre la figlia, studentessa ora 23enne, sarà parte civile tramite l’avvocato Marina Magistrelli.

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CSulla vicenda il pm Serena Bizzarri ha da poco concluso le indagini e chiesto per l’imputato il giudizio immediato. Ora la difesa, rappresentata dal legale Alessia Bartolini, avrà tempo due settimane per decidere se affrontare il processo in dibattimento oppure con il rito abbreviato. Secondo l’accusa gli abusi sarebbero iniziati nei primi anni Duemila, poco dopo il trasferimento di tutta la famiglia in Italia. All’epoca la presunta vittima aveva solo 8 anni. La tenera età non avrebbe impedito al 45enne di abusare di lei. Secondo il racconto dalla giovane, il padre l’avrebbe costretta a subire rapporti sessuali un giorno sì e un giorno no. Un’alternanza perpetrata alla mattina poco prima che lei andasse a scuola e lui al lavoro. E se la figlia si azzardava a ribellarsi, scattavano le minacce: “Se dici qualcosa, ammazzo prima tua madre, tua sorella, tuo fratello, poi mi uccido anche io”.

stupro dentroNon solo. Da quanto riscontrato dalle indagini, l’uomo avrebbe periodicamente preso a calci la figlia sulla pancia. Un modo, secondo il pensiero dell’operaio, per interrompere eventuali gravidanze indesiderate. Per tutto il periodo delle violenze, il resto della famiglia non si sarebbe accorto di nulla. Tra le quattro mura di casa, insomma, tutto procedeva normalmente. Gli abusi si sarebbero interrotti nel 2011, quando la ragazza compì 18 anni e si allontanò da casa, raccontando parte della vicenda alla zia. Ci sono voluti quattro anni prima che trovasse il coraggio di denunciare tutto alle autorità.

Dopo il racconto fornito agli inquirenti, la procura decise di arrestare il presunto molestatore lo scorso gennaio. Per la difesa, la storia riportata dalla 23enne sarebbe tutto frutto della sua fantasia. Una sorta di ripicca nei confronti del padre che non avrebbe più voluto contribuire al mantenimento della figlia, studentessa in un’università estera. E poi non ci sarebbe alcuna traccia dei referti medici che attestano le presunte violenze subite.