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“Pesa 423 grammi”. Nasce prematura a 23 settimane, “non ce la farà”. Ma ecco come Lavinia è riuscita a salvarsi

 

Alla nascita pesava meno di un pacco di pasta, soltanto 423 grammi ed era lunga quanto una mano aperta, 22 centimetri. Non aveva sistema immunitario. “Non ce la farà” pensavano i medici. Lo choc delle ostetriche quando l’hanno vista. Salvata dai vaccini e dalle cure, fatti quando era ancora in terapia intensiva. Furono 130 giorni di ricovero, appena nata, li ha contati uno ad uno la sua mamma, con la speranza che la piccola potesse uscire da lì sana e salva. La storia di Lavinia.

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“Aveva la pelle talmente sottile che si intravedevano gli organi, quando mi hanno permesso di sfiorarla per la prima volta temevo di farle male. Invece lei con la sua manina stringeva con forza il mio dito. Ha sempre lottato, ha tirato fuori la grinta fin dal primo minuto”. L’anello del papà era un braccialetto sul suo braccino. Tutto successe nella notte di Natale di 2 anni fa.

“Ero ricoverata in ospedale dopo un cerchiaggio d’emergenza perché il collo dell’utero era dilatato. La notte di Natale si sono rotte le acque e non c’è stato niente da fare, lei è nata. Io e il mio compagno Davide eravamo convinti di assistere a un aborto, ma quando Lavinia è nata ha tentato di piangere, ha mosso le braccia, le ostetriche erano sconvolte. Era come se volesse urlare ‘Voglio vivere, aiutatemi!’”, ha spiegato la mamma di Lavinia. Tutti sapevano di trovarsi dinanzi a un caso limite, ma hanno fatto il possibile per aiutare la neonata.

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A sei giorni dalla nascita, a Capodanno, la mamam l’ha presa in braccio per la prima volta, sebbene indossando addosso maschera e camice: “Cinque minuti appena – ricorda la mamma emozionata. Aveva attaccato di tutto, tubi, aghi, respiratore, ma è stato bellissimo. In quell’istante ho cominciato a sperare davvero. Quello scricciolo forse ce l’avrebbe fatta”. La bambina è rimasta per 130 giorni in terapia intensiva neonatale, dove ha superato una infezione polmonare. È stata vaccinata quando era ancora in ospedale. Ma oggi è una bambina che sorride come tutti gli altri, forse perché sa di aver vinto la sua battaglia per la vita. “Mia figlia è viva ed è sanissima grazie alla sua forza e ai progressi della medicina che oggi danno grandi speranze”: Ancora oggi la bimba è sottoposta a cure per rafforzare il suo sistema immunitario. Per precauzione sta a casa, gioca con gli altri bambini ma non può  frequentare l’asilo nido: anche un banale raffreddore per lei può trasformarsi infatti in qualcosa di molto serio e per questo per il momento è a contatto solo con pochi bambini, ma a farle sempre compagnia ci pensa il suo cagnolino, Cesare. A tre anni comunque, quando il suo sistema immunitario sarà completo, potrà cominciare a frequentare la scuola dell’infanzia.