Gravidanza

Parto indotto, come avviene e quando è necessario

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Nelle ipotesi in cui si è superata di 10-15 giorni la data prevista per il parto, è possibile che il medico possa suggerire il parto indotto. Ma non solo: il parto indotto, che tra breve vedremo in maniera più approfondita, può essere consigliabile anche quando la salute della mamma e del bambino sono giudicabili a rischio, e necessitano pertanto di un intervento più attivo a parte dei medici, affinchè il parto possa avvenire prima che le conseguenze possano essere nocive. Ma come avviene il parto indotto?

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In primo luogo – e naturalmente in ipotesi di assenza di urgenze o di complicazioni – si stimolano le membrane attraverso manipolazione da parte delle ostetriche: è quindi possibile che venga inserito un dito a livello del collo dell’utero e vengano massaggiate le membrane che contengono il liquido amniotico, affinchè possa essere stimolata la produzione di prostaglandine naturali.

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Se con questa tecnica non sono ottenuti risultati soddisfacenti, dopo circa trenta minuti l’ostetrica inserisce – con una siringa o un diaframma – un gel di prostaglandine sintetiche in fondo alla vagina, da ripetersi – eventualmente – più volte a distanza di almeno sei ore l’una dell’altro. Generalmente, dopo la seconda o la terza iniezione la grande maggioranza dei travagli ha inizio.

Se il bimbo non ha proprio voglia di venire al mondo, si può accelerare o far iniziare il travaglio attraverso la rottura artificiale delle acque. Per quanto possa essere un procedimento fastidioso (viene inserito un uncino di plastica fino al collo dell’utero, per rompere il sacco amniotico), può essere un metodo particolarmente efficace.

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Può tuttavia accadere che, anche con la rottura delle acque, il travaglio proprio non voglia iniziare. A questo punto si procede con la somministrazione di una flebo di ossitocina sintetica, in infusione continua. La flebo verrà lasciata per tutto il travaglio, e anche dopo l’espulsione del bambino al fine di favorire le contrazioni che aiutano l’utero a prevenire emorragie post-parto. Il dosaggio dell’ossitocina può essere regolato sulla base del dolore delle contrazioni (in altri termini, se queste dovessero essere troppo forti, è possibile abbassare il dosaggio).

Ricordiamo infine che l’induzione non ha alcun effetto sostanziale e nocivo sul feto. Durante l’intera operazione, d’altronde, il bimbo sarà continuamente monitorato e il suo battito cardiaco tenuto sotto stretto controllo, con i medici che saranno eventualmente pronti a intervenire in caso in cui si renda necessario.

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