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Parto epidurale, cosa è e quando si fa!

Il parto epidurale – o, meglio, l’epidurale – è una delle tecniche più note, sicure ed efficaci per ridurre il dolore del parto. Ma di cosa si tratta? E come funziona?

Cosa è l’epidurale

L’epidurale consiste nel posizionare un catetere nello spazi epidurale attraverso il quale vengono somministrati – tramite ago – una serie di anestetici locali e analgesici che possono ridurre o, in certi casi, azzerare la percezione del dolore da parte delle fibre nervose.

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Quali sono i vantaggi dell’epidurale

Sebbene non sia l’unica tecnica di parto indolore, l’epidurale è stata ampiamente utilizzata – ed è oggi lo standard del parto indolore – per una serie di lunghi vantaggi sulla madre e sul bimbo. Anzitutto, le contrazioni uterine non vengono “annullate”, ma vengono rese indolori, per quanto percepibili. Inoltre, le dosi di anestetico che vengono somministrate sono molto basse, rendendo dunque tale terapia senza rischi per la madre e per il figlio.

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Si tratta altresì di un intervento flessibile, poiché è possibile modulare l’analgesia sulla base della fase del travaglio e dell’intensità del dolore, ed è anche una terapia che continua a rendere partecipe la madre, che potrà attivamente intervenire nel camminare, spingere e compiere altre azioni.

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Come si fa l’epidurale

Introdotto quanto sopra, possiamo compiere un piccolo passo in avanti e comprendere in che modo si compia l’epidurale. Per poter eseguire il posizionamento del catetere epidurale la donna verrà fatta sedere, con la testa piega in avanti. Le spalle dovranno essere particolarmente rilassate e la schiena dovrà essere inarcata esponendola dunque all’anestetista che si troverà subito dietro.

L’anestetista disinfetterà la zona e anestetizzerà la cute per poter rendere la zona insensibile all’ago. Introdurrà dunque un ago più grande fino a raggiungere lo spazio epidurale. Successivamente il medico introdurrà il catetere dentro l’ago, rimuoverà lo stesso lasciando il solo catetere nello spazio epidurale, e fisserà il catetere alla cute. Infine, inietterà i farmaci che produrranno l’anelgesia, che avrà effetto già dopo 15 minuti.

Sebbene la procedura sopra descritta possa apparire potenzialmente dolorosa, in realtà il tutto avviene in maniera altrettanto indolore, in maniera non dissimile a una semplice puntura intramuscolare.

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Non sempre si può fare!

Sebbene l’epidurale sia una procedura oramai piuttosto comune e adatta a quasi tutte le donne, vi sono alcuni casi in cui non è possibile effettuarla. Ad esempio, l’anestesista potrebbe ritenere l’analgesia controindicata al buon andamento del travaglio e, pertanto, non effettuare l’epidurale per il benessere della donna e per quello del bimbo.

Ancora, è possibile che l’epidurale non possa avvenire per alterazione della coagulazione (per questo motivo sono richiesti degli esami del sangue), o ancora per sindromi settiche, gravi patologie neurologiche e presenza di patologie cutanee o tatuaggi nella zona in cui dovrebbe essere posizionato il catetere. In alcuni casi più rari, una particolare e sfavorevole conformazione della schiena potrebbe creare difficoltà al posizionamento dell’ago e del catetere, impedendo di fatto l’esecuzione dell’analgesia.

Ad ogni modo, non preoccupatevi. I casi in cui l’epidurale non sia effettuabile sono piuttosto rari.

Parto epidurale, conviene o no?

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Nell’eterno dilemma se possa convenire o meno ricorrere al parto epidurale (salvo i casi in cui non sia effettivamente richiesto quale soluzione definitivamente efficace), abbiamo recentemente incontrato su Donna Moderna un’opinione particolarmente condivisibile formulata dalla dottoressa Sara Notarantonio (qui potete trovare l’intervento integrale), la quale si è espressa circa la convenienza dell’epidurale e, contemporaneamente, la necessità di lasciarsi ispirare dalla naturalezza del parto.

Naturalmente, è invece possibile ricorrere con convinzione a tale tecnica dopo un travaglio lungo ed estenuante, quando la partoriente corre il rischio di andare incontro al parto cesareo perché non riesce più a collaborare. In questo caso l’anestesia può permettere di continuare il travaglio naturale.

In aggiunta a quanto sopra, un secondo motivo per cui potrebbe essere conveniente ricorrere all’epidurale è quando si deve ricorrere all’induzione per far partire il travaglio. Per quanto ovvio, aggiunge la dottoressa, ogni donna deve essere supportata al meglio, deve essere informata e sostenuta: elementi che spesso rendono inutile il ricorso al pur utile epidurale.

E voi che ne pensate? Avete ricevuto complete informazioni prima del parto sulla possibilità di ricorrere a questa tecnica? La avete mai utilizzata?