Famiglia

Le mamme italiane? “Terrorizzate da tutte queste cose”. È proprio così?

 

Mamme italiane premurose, protettive, paurose di tutto quanto possa scalfire il bambino? Che ci vedano così, le mamme nordeuropee, non è un mistero ma che addirittura sorridano di quelle che per noi sono vere fobie, beh, un po’ ci fa irritare o forse dovrebbe aiutarci a farci sorridere di noi stesse. In una recente indagine su un campione di mamme europee risulta che la mamma italiana vede rischi gravi ovunque, spesso inesistenti o sopravvalutati. Rischi al parco, pericolosissime le altalene, rischio sono i pattini in linea, lo sporco è un grande nemico della loro salute, ma la paura inizia molto prima, da quando il bimbo è appena nato, come se si trattasse di un bambino di vetro.

Ecco le principali fobie che fanno sorridere le nostre colleghe nordiche:

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Paura per il freddo
Vi è mai capitato di vedere bambini stranieri sui passeggini, senza cappotto, in pieno inverno? orrore! Ecco, le mamme italiane tendono a riparare i propri figli, a coprire i neonati, ma anche i bambini, ma anche i ragazzi, molto di più del necessario per la paura, infondata, che l’esposizione a un po’ d’aria fresca possa causare tosse raffreddore e mal di gola. Questa consuetudine causa un’inutile sofferenza ai nostri piccoli. Col rischio di far loro venire la cosiddetta “sudamina”, una eruzione cutanea causata dalla profusa sudorazione. E qui si innesta la paura nella paura che si tratti di varicella.

Paura per lo sporco
l’igiene, per una mamma italiana, è parte fondante dell’amore per suo figlio. Prodotti disinfettanti per ciucci e biberon, disinfettanti per le mani a tutte le stagioni, detersivi biologici e rispettosi della sua pelle sono un must. Quindi ognuna di noi avrà sperimentato il disagio di vedere il piccolo, verso i sette mesi circa, che vorrebbe gattonare e strisciare per terra, la mamma italiana invece spesso non gli permette di farlo per evitare che tocchi il pavimento con le mani. La fobia che possa metter in bocca le mani sporche prevale sulla considerazione che l’esperienza esplorativa ha un’importanza enorme per lo sviluppo mentale del bambino. Così come spesso impediamo ai bambini di camminare scalzi: in quel caso si sporcano i piedi e si raffreddano. O solo con le calze anziché con le ciabatte: nel secondo caso di sporcano le calze . Ma per un bambino camminare a piedi nudi sul pavimento è una esperienza essenziale, sia per motivi pratici che psicologici. Vogliamo parlare poi di quei borsoni da sport, pieni di microbi che vanno disinfettati e lavati separatamente?

Paura che non mangi
Dopo l’inizio dello svezzamento, se un bambino non accetta i cibi solidi o non ha fame, la mamma nostrana spinge il bambino a mangiare contro voglia: le tenta tutte, dall’aeroplanino alla tv, purché si nutra. E se da grandi saltano una merenda, speriamo automaticamente che recuperi a cena o che abbia mangiato molto a scuola.

Paura degli incidenti domestici
Durante i primi tentativi di deambulazione del bambino, si ha una paura esagerata delle conseguenze di una banale caduta o di qualche inevitabile urto alla testa con relativo bernoccolo, per cui egli viene marcato in maniera asfissiante. Quando poi, per un momentaneo allentamento della marcatura, cade o batte rumorosamente la testa contro un tavolo, tutti lo soccorrono immediatamente allarmati, spaventandolo. Spesso con uno scaricabarile di responsabilità e colpa;

Paura che abbandonino il nido
Piccoli, indifesi, cuori di mamma già mandarlo al nido è un problema, l’inserimento all’asilo dura una settimana e corrisponde ad una paralisi della vita lavorativa di mamma e papà. Sempre mano nella manina, li salutiamo dal vetro della piscina. E’ dura stare lontano da loro per un’ora. Poi, superate le ribellioni adolescenziali, ci lamentiamo che non migrino verso le proprie vite con la libertà di un paio d’ali che non abbiamo mai voluto dare loro.

Quali sono le conseguenze di questi atteggiamenti iperprotettivi? Secondo i pediatri stiamo allevando generazioni di bambini vulnerabili. Mandiamo ai nostri figli il messaggio di una mancanza di fiducia nelle loro risorse per cui si giustificano i nostri interventi, creando una sorta di ambiguità affettiva: ti voglio bene, ma non sei capace. E anche perché non sei capace. I nostri bambini pretendono molte più attenzioni e aiuti di quanto se ne aspetti il tipico coetaneo nordeuropeo e nordamericano. Tollerano meno le frustrazioni, che lo spingono facilmente alla “disperazione”. E allora, anche approfittando dell’esperienze di altre mamme che vivono in contesti socialmente piu aperti contrastare i fattori che creano vulnerabilità nei bambini. A costo di apparire madri stravaganti o peggio “snaturate”.