Salute e benessere

La pediatra affetta da tubercolosi, contagiato un bambino

 

Una pediatra malata di tubercolosi, 3.490 bambini richiamati per controlli. Succede a Trieste. Una malattia il cui nome fa tremare i polsi perché ricorda la guerra, in Europa, e le migliaia di uomini e di donne che di questa  malattia dei polmoni morivano. Una malattia tornata prepotentemente in Europa a causa dei mancati vaccini: era una malattia che pensavamo debellata.

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Durante i controlli dei 3.490 bambini, solo uno di loro è risultato positivo al test di Mantoux: contagiato. Che vuol dire essere positivi al test di Mantoux: il bambino è ricoverato all’Ospedale pediatrico Burlo Garofolo in condizioni non preoccupanti: non è nella fase contagiosa della malattia e quindi al momento si escludono ulteriori contagi. la positività al test vuol dire  che il bimbo ha nel sangue il batterio di Kock, ma per evitare che si diventi contagiosi e che la malattia assuma una fase attiva, ai bambini molto piccoli viene somministrata per prassi una terapia antibiotica di 9 mesi. Negli adulti no, perché, pur essendo molto contagiosa, la malattia è difficile che si sviluppi in un fisico sano. Se molti di noi si sottoponessero al test di Mantoux, rimarrebbero sorpresi di vedersi positivi.

La cura La tubercolosi è una malattia molto legata alle condizioni di vita. L’abbassamento delle difese immunitarie, infatti, può dipendere da scarsa igiene, malnutrizione e cattivo stato di salute. I sintomi sono tosse (che può essere accompagnata da presenza di sangue), perdita di peso, dolore toracico, febbre e sudorazione. Fino a cinquant’anni fa non c’erano medicine per curare la Tbc. Oggi il trattamento farmacologico si basa sull’uso di antibiotici, in particolare di isoniazide, rifampicina, etambutolo (o streptomicina) e pirazinamide (definiti farmaci di prima linea), per due mesi. Nei successivi 4-6 mesi, la terapia prosegue con due farmaci in associazione, per esempio isoniazide e etambutolo.