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Guida al parto naturale, passo dopo passo!

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Se state affrontando la prima gravidanza, è del tutto normale che possiate mostrare ansia e preoccupazione nei confronti del momento del parto. Cerchiamo allora di chiarire alcuni dei principali aspetti interrogativi del parto naturale, comprendendo – passo dopo passo – come avvenga questo “miracolo” della natura.

Prima del travaglio..

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Durante la gravidanza il collo dell’utero è chiuso in maniera piuttosto ferrea. Solamente dalla 38ma settimana avvengono cambiamenti piuttosto visibili, con il collo che inizia a subire l’effetto delle contrazioni preparatorie. La data dell’inizio del travaglio è comunque molto indicativa, visto e considerato che può cominciare 15 giorni prima, o ritardare anche di 10 giorni. Insomma, nessuna certezza, sebbene sia comunque indicato avere con se un calendario ideale per cercare di immaginare una coerente tabella di marca. Generalmente, il travaglio viene preannunciato da alcuni sintomi che di seguito andiamo a ricordare.

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… Ecco il travaglio!…

I primi sintomi del travaglio sono dei dolori di entità variabile che richiameranno nelle donne l’idea di quelli mestruali. I dolori sono generalmente localizzati nella parte bassa della schiena, e fungono da anteprima temporale al travaglio che si manifesterà di lì a pochi giorni.

Il periodo di cui sopra è il c.d. “periodo prodromico“. Nessuna paura: il vostro corpo si sta iniziando a preparare al parto: il feto si impegna nel bacino, incunea la testa nel canale uterino. Ecco perchè la donna avverte una forte sensazione di peso nella parte inferiore dell’addome e nella regione lombare. Ed ecco anche perchè aumenta in misura significativa lo stimolo a urinare spesso, mentre – di contro – migliora la respirazione per la minore pressione che viene esercitata sul diaframma.

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Un momento particolarmente importante è poi rappresentato dal distacco del tappo mucoso: essendo un momento del tutto indolore, è possibile che la donna non se ne accorga (magari perchè coincide anche con il momento in cui si va in bagno). Il tappo mucoso è quel muco che chiudeva il collo dell’utero fino a quel momento, isolando la cavità uterina dall’ambiente esterna. Eventuali gocce di sangue sono dovute al fatto che alcuni vasi capillari potrebbero rompersi in virtù della dilatazione dell’utero.

Con un range temporale variabile, si giunge quindi al travaglio vero e proprio, convenzionalmente suddiviso in tre fasi.

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La prima fase, denominata “dilatante”, è lo stadio che inizia dall’avvio del travaglio alla dilatazione completa della cervice. La seconda fase, “espulsiva”, inizia dalla dilatazione completa della cervice al parto. La terza fase, “secondamento”, ha inizio dal parto e termina con l’espulsione della placenta.

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Quando bisogna andare in ospedale?

Avvertire il travaglio non significa necessariamente che il bimbo nascerà nell’arco di pochi minuti. Pertanto, calma e sangue freddo! È infatti perfettamente inutile recarsi in ospedale – soprattutto se dista poco dalla propria casa – al primo accenno di contrazioni. È invece opportuno rilassarsi e iniziare a tenere in considerazione l’intensità e la durata delle contrazioni.

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Per quanto attiene la frequenza, è opportuno controllarla misurando l’intervallo tra una condizione e quella successiva: di norma, nella prima fase del travaglio, le contrazioni oscillano tra i 30 minuti e i 15 minuti. Per quanto riguarda invece la durata, si calcola dal momento in cui inizia al momento in cui finisce ogni singola contrazione: all’inizio la durata è di circa 20 secondi.

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Sebbene ogni donna sia un caso a sè, è consigliabile andare in sopedale se le contrazioni sono ravvicinate di circa 5-7 minuti, e se si estendono tra i 40 e i 50 secondi per contrazione.

Naturalmente, è possibile andare in ospedale anche in altre condizioni. Si pensi alla situazione in cui la donna – e capita più spesso di quanto possiate pensare! – soffre di ansia per motivi caratteriali. In questo caso andare in ospedale può contribuire a farla rilassare e a sentirsi maggiormente a proprio agio per vivere con consapevolezza le fasi che verranno.

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Ancora, è necessario andare in ospedale se compaiono delle perdite di sangue: in questo caso vi possono infatti essere problemi della placenta che devono essere affrontati con tempestività! Infine, è consigliabile andare in ospedale se non sono ancora cominciate le contrazioni ma si rompono le acque: il bebè in questi casi non può più godere delle barriere protettive offertegli dalla mamma, e sarà esposto al rischio di infezioni.

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Detto ciò, le fasi successive del travaglio vero e proprio prevederanno una graduale dilatazione della cervice (il collo dell’utero), la rottura delle acque e l’avvio del nascituro lungo il c.d. “canale del parto”, una struttura muscolo – mucosa che è composta dalle ossa del piccolo bacino. In linea di massima, fino a quando la testa del piccolo non ha raggiunto il pavimento pelvico, non si avverte alcun bisogno di spingere.

Quando la testa del bimbo ha toccato il pavimento pelvico, la donna verrà invitata spingere per assecondare i movimenti del bambino. Il resto verrà da sè e, ancora una volta, appartiene a quel meraviglioso mistero che è la vita.

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