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Ferro in gravidanza, ecco cosa consiglia il Ministero

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Il Ministero della Salute ha diramato da tempo qualche utile linea guida per l’assunzione di ferro in gravidanza, ricordando come le donne in dolce attesa dovrebbero essere incoraggiate a consumare alimenti ricchi di ferro come la carne magra, il pesce, il pollame, la frutta a guscio, i cereali arricchiti. La biodisponibilità del ferro – si suggerisce – è inoltre più elevata quando venga assunto con la carne o, contemporaneamente, insieme a frutta ricca di acido ascorbico.

In particolare, sottolinea il documento ministeriale, “le linee guida consigliano un apporto di 30 mg di ferro durante la gestazione e l’aumentata assunzione andrebbe consigliata alla prima visita ginecologica dopo il concepimento. In pratica tenuto conto che la carenza di ferro può avere serie conseguenze e che, viceversa, una integrazione oculata è praticamente priva di rischi, si consiglia normalmente una supplementazione che favorisca il deposito di ferro, utile sia per il periodo gravidico che per il post-partum. La supplementazione di ferro può essere particolarmente utile nei casi di gravidanze ravvicinate”.

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In particolare, in considerazione dei livelli medi di assunzione di ferro in età adulta, una supplementazione intorno ai 10-15 mg al dì può considerarsi ragionevole. Assai consigliabile la contemporanea assunzione di alimenti ricchi di Vitamina C e acido citrico per l’incremento dell’assorbimento del ferro da essi indotta.

E una volta che il bebè viene alla luce? Una volta nato il bimbo, e – pertanto – relativamente al periodo dell’allattamento, le fonti ministeriali non ritengono che vi sia un significativo aumento di fabbisogno rispetto alle norme che hanno un normale stato fisiologico.

Ricordiamo inoltre che per quanto concerne le donne vegetariane in gravidanza, l’apporto di ferro deve essere controllato in base al tipo di dieta seguita e, in particolare, facendo attenzione al fatto che il regime alimentare comprenda o meno delle uova o del latte. Normalmente, una dieta vegetariana che sia ricca e varietà, può essere equivalente ad un’alimentazione onnivora – per lo meno per quanto concerne il ferro.

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Ricordiamo infinche che “l’assunzione di ferro può ridurre la biodisponibilità di zinco e rame; in caso di supplementazione è quindi consigliabile associare al ferro un apporto di zinco e di rame. In tutti gli integratori studiati per la gravidanza (ma anche in quelli più comuni) i tre minerali sono comunque presenti in associazione“. Per quanto infine concerne l’apporto di vitamina B12, l’apporto di tale vitamina è critico per le donne che seguono una dieta vegetariana che esclua tutti gli alimenti di origine animale. In questo caso si dovrebbe consigliare il consumo di alimenti arricchiti o integratori alimentari idonei.

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Donne in gravidanza, è giusto vaccinarle?

È giusto vaccinare le donne in gravidanza? Quali vantaggi si possono conseguire? E quali rischi possono esserci dietro una simile operazione? Cerchiamo di vederci più chiaro e cerchiamo altresì di comprendere con chiarezza quali sono le principali caratteristiche di un tema particolarmente controverso, sul quale vi sono – purtroppo – ancora troppe nubi che sarebbe corretto sgombrare.

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Le donne che stanno attraversando quel magnifico momento che è la gravidanza, specialmente durante il secondo e il terzo trimestre vedono il proprio organismo sottoposto a uno stress formidabile. E, in un simile contesto, una patologia è quel che NON ci vuole: l’influenza di stagione, per quanto possa essere più o meno leggera, è certamente da scongiurare per una donna in dolce attesa, che al suo interno ha l’onore e l’onere di custodire una vita che verrà. Non è un caso che proprio le donne in gravidanza siano considerate come una categoria a rischio da parte del Ministero della Salute.

Ma è quindi giusto vaccinarsi? Secondo quanto sta affermando la Regione Lazio, la risposta è certamente positiva. Talmente positiva che sono stati posti a disposizione gratuita un milione di dosi di vaccini antinfluenzali anche in virtù delle donne che hanno una gravidanza, e che dovrebbero pertanto cercare di utilizzare la maggiore cautela per poter evitare il contagio.

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“In questo periodo” – ha in particolar modo affermato Maria Corongiu, segretario nazionale della Fimmg Lazio (Federazione dei medici di medicina generale) a Bussola Sanità – “noi medici di famiglia produrremo uno sforzo supplementare per diffondere il più possibile la cultura della vaccinazione. È lo stesso ministero della Salute a consigliarci di vaccinare più donne in gravidanza possibile. Lo scorso anno, purtroppo, sono stati registrati alcuni casi di morte dovuta a complicazioni verificatesi in donne altrimenti sane che però avevano contratto il virus dell’influenza. Non vedo perché mai dobbiamo assistere a disastri familiari di questa gravità per una semplice vaccinazione mancata. Per questo i medici di medicina generale faranno il possibile per convincere più donne in gravidanza possibile dell’utilità dell’immunizzazione“.

Insomma, vaccinarsi in gravidanza è giusto e doveroso, nel rispetto della donna e del bimbo (o della bimba) che nasceranno. Non è un caso nemmeno che il sistema sanitario, ogni anno, si impegni allo scopo di tenere sotto controllo l’epidemia del virus dell’influenza, sensibilizzando soprattutto le maggiori categorie a rischio (e le donne in gravidanza sono tra di esse) affinchè si comprenda che una semplice operazione come quella del vaccino è in grado di porre al riparo da gravi rischi la donna in gravidanza e il suo bimbo.

 

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