Bambino

“Fallo piangere, si allargano i polmoni”. La regola ‘della nonna’ è sbagliata: cosa succede al bimbo

 

Tutto è nato da un libro che negli anni ’90 sembrò rivoluzionario. Il metodo Estivill per la nanna diceva: fatelo piangere fino a sfinimento, il bimbo ne trarrà beneficio, recuperando abitudine al sonno e autonomia. Suggerimento che si sommava ad una credenza popolare per cui “piangere allarga i polmoni”. Niente di più sbagliato. Anche il neuropsichiata spagnolo tornò sui suoi passi con un libro successivo in cui correggeva il tiro. Il libro “Fare la nanna” fu soppiantato dal successivo “A dormire”. Oggi è certo: far piangere un bambino è sbagliato. Ecco cosa succede al bambino.

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massaggio-Le conseguenze fisiche e psicologiche potrebbero influenzarlo per tutta la vita. Quando un bambino piange senza essere rassicurato dai genitori, il il suo livello di stress aumenta. Un bambino non piange per far dispetto ai suoi genitori. Con le grida prova a comunicare qualcosa che non capiamo: fame, dolori o semplicemente ha bisogno di compagnia. Il bebè dipende totalmente dai genitori e non può occuparsene da solo. Se il suo appello resta inascoltato, il corpo viene inondato da ormoni dello stress. Col tempo, questo può danneggiare il sistema nervoso centrale.

Possono risentirne anche la crescita e la capacità di apprendimento. I bimbi lasciati piangere possono restare traumatizzati. Il mancato intervento dei genitori significa: “Puoi piangere quanto vuoi, nessuno verrà ad aiutarti”. Questo si traduce spesso in problemi affettivi, che non costituiscono l’unica conseguenza: potrebbero manifestarsi anche problemi d’insonnia, ansia, sintomi depressivi.

La medicina per il piano? sono le coccole: alcuni studi hanno riscontrato che i soggetti che sono stati più accuditi e coccolati durante i primi mesi di vita, senza essere lasciati soli per molto tempo, se la sono cavata molto meglio in età adulta. Godono di una maggiore autostima, hanno una salute migliore, hanno meno tendenze depressive, sono dotati di una maggiore capacità di empatia e molto più produttivi rispetto a chi aveva ricevuto meno attenzioni durante l’infanzia.

Questo non vuol dire diventare schiavi del propio bébé: una madre deve distinguere il tipo di pianto. Nei neonati è sempre una richiesta che non può esprimersi in altro modo.