Famiglia

Educare un figlio: i 10 gesti quotidiani per farlo sentire più amato

 

Educare un figlio è quanto di più difficile: tra lavoro e impegni quotidiani ed extrascolastici lo stress non aiuta a fare o a dire la cosa migliore del momento. Col rischio che i bambini, ingiustamente si sentano non amati da mamma e papà che li trattano non con la dovuta attenzione. Perché l’amore di un genitore non viene mai meno, ma loro non possono saperlo. Dieci gesti quotidiani a prova di amore.

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Al mattino non svegliamo mai i nostri figli lamentando già un ritardo o urlando: “Presto dobbiamo andare a scuola; suona la campanella; c’è traffico; ho la riunione o hai il compito in classe”. Svegliamoli con un bacio, una carezza, un abbraccio, qualche coccola sulla schiena, una musica dolce o la canzone che amano di più.

A cena soliamoci con la nostra famiglia e scopriamo, insieme ai bambini, il potere della parola. Sempre meno spesso la tavola è il luogo della condivisione, complice prima la tv, oggi l’elemento di disturbo principale è rappresentato dalle notifiche sui cellulari che spesso portano i genitori meno “educati” ad interrompere qualsiasi conversazione, anche quella con i bambini.

Il momento della nanna, un rito d’amore: leggete una storia, raccontatevi qualche cosa, abbracciate e fatevi abbracciare, non lesiniamo baci, carezze e coccole

Dedichiamo del tempo esclusivo ai nostri figli: una passeggiata, un gioco semplice come una partita a carte, una chiacchierata davanti ad un succosi frutta, 10 minuti di musica ascoltata insieme sul lettino facendosi le coccole.

Educhiamoli all’amore. Non abbiamo paura di manifestare loro il nostro amore: una frase scritta sul diario del tipo “Sono orgoglioso di te”, un messaggino sul cellulare per dirgli che gli vogliamo bene in modo semplice e inaspettato

Sorridiamo spesso. Il sorriso è un’arma preziosa, spesso sottovalutata, rompe il silenzio, attenua la paura, conforta, asseconda e serve sempre per accompagnare l’educazione dei figli al pensiero positivo e al valore dei sentimenti. 

Oltre le parole, parliamo con il corpo: guardiamolo negli occhi, diamogli la mano, abbracciamoci. Nello scambio di opinioni, parole e possibilità è importante anche incontrarsi fisicamente perché nel corpo ci sono le nostre energie materiali e in questo senso un abbraccio vuol dire protezione, conferma, conforto, una mano sulla spalla, una carezza, un bacio, rappresentano per un bambino e per un ragazzo gli accenti su un discorso che si chiama complicità e che caratterizza la comunione di vita che deve appartenere al rapporto esclusivo tra un figlio e i suoi genitori.

Nostro figlio è unico e irripetibile. Quando i bimbi crescono, cominciano i confronti, a scuola o nello sport, con i coetanei. La competizione è innata nei bambini, tuttavia stimolarla con un confronto in negativo è pericoloso perché ingenera nel piccolo ansia di prestazione, nervosismo e può persino stimolare sentimenti di odio e repulsione verso il competitore. Quindi per far  far sentire amati i bambini bisogna concentrare le proprie attenzioni sul bimbo stesso senza cercare fuori da lui e da noi come famiglia i modelli da emulare.

Amiamoli nelle scelte sbagliate. Compito del genitore non è quello di preservare il figlio dall’errore ma è, piuttosto, quello di dimostrargli che sbagliando si impara, a proprie spese. Tuttavia in quei momenti dobbiamo fargli arrivare, ancora più che in altri, il nostro amore: affinché un figlio si senta amato, bisogna rispettarlo come persona.

“Abbassiamoci” al suo livello. Un bambino si sente amato se si sente “compreso”, capito da mamma e papà. Quindi non trascuriamo mai le sue sofferenze o i suoi disagi come se fossero sciocchezze. Anche ins esno fisico, meglio parlare loro seduti, o accucciati sulle gambe per dare loro il segnale che da adulti “ci mettiamo al loro livello”.