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Dress code a scuola: vietati shorts e jeans strappati, canotte e cappellini. Ecco dove è entrato in vigore il codice e perché

 

A scuola con il dress code. Niente jeans strappati in classe, né magliette stracciate e pantaloncini corti. Figuriamoci entrare in aula in ciabatte. Sta scritto nero su bianco nel regolamento disciplinare dell’istituto tecnico Belluzzi-Da Vinci di Rimini. Le reazioni non sono mancate: gli studenti storcono il naso e anche qualche genitore non è affatto d’accordo. Il consiglio di istituto ha adottato per questo anno scolastico nuove regole, che comprendono anche una nota o un richiamo scritto – dopo tre infrazioni – per chi si presenterà in abbigliamento “non consono all’ambiente”. Ecco tutto l’elenco dei capi di abbigliamento interdetti: i pantaloni corti, i jeans con i buchi e magliette stracciate, canotte, cappellini e berrette, ciabatte e infradito. Chi contraddice compie un’infrazione disciplinare. Nel regolamento, approvato prima dal collegio docenti dell’istituto tecnico che conta circa 1500 studenti, si prevedono sanzioni anche per “la diffusione di immagini e conversazioni con dati personali altrui non autorizzate, tramite internet o scambi reciproci di messaggi”. (Continua dopo la foto)

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La dirigente scolastica Sabina Fortunati replica: “A scuola non si può venire vestiti come capita. La segnalazione è partita dai docenti ed è una decisione presa dal consiglio di istituto dove siedono genitori e rappresentanti degli studenti. A me spetta come dirigente farla applicare. Comunque è chiaro che mi vede d’accordo: ci vuole un minimo di decoro”.  (Continua dopo le foto)

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La rete di collettivi StudAut, come riporta Repubblica, interviene così: “A pochi giorni dall’inizio della scuola i presidi sceriffo sono già pronti a controllare e reprimere gli studenti. Ma anche noi siano già pronti: la nostra rabbia contro il vostro decoro calato dall’alto!”. Reagisce anche l’Uds dell’Emilia Romagna parlando di provvedimenti antidemocratici: “Dimostra ancora una volta che le vere priorità degli studenti, come tutele sui progetti di alternanza scuola-lavoro e maggiori diritti agli studenti, vengono messe in secondo piano rispetto a provvedimenti proibizionisti”,  dichiara il coordinatore Francesco Tinarelli.