Gravidanza

Dieta vegana in gravidanza: è possibile?

I dibattiti sulla possibilità di adottare una dieta vegana in gravidanza non si esauriscono mai. Eppure, se medicalmente controllata ed eseguita con le giuste indicazioni la dieta unicamente vegetale risulta essere sicura sia per i bambini che per le donne in stato interessante. La notizia è stata confermata dalla prestigiosa rivista ‘Nutrients’ che a fine 2018 ha pubblicato l’approfondimento “Nutrizione vegana per madri e bambini: strumenti pratici per i professionisti della salute”. Tra le linee guida segnalate dall’articolo viene posta particolare attenzione alla gestione di alcuni nutrienti che non possono venire meno in soggetti con specifiche esigenze nutrizionali, come i bambini in crescita e le donne in gravidanza. Tali sostanze possono essere ricavate anche da una dieta 100% vegetale. Le stesse disposizioni vanno seguite per attuare una dieta vegana anche nella fase dell’allattamento. “La pubblicazione su Nutrients di tale documento è un importante riconoscimento della loro accuratezza e validità – ha affermato la dottoressa Silvia Goggi, medico specializzato in Scienze dell’alimentazione di Humanitas e referente dell’ambulatorio Baby Green in Humanitas Pio X – nonché una dimostrazione di quanto siano fuori luogo gli allarmismi di taluni pediatri e nutrizionisti che sconsigliano una dieta vegana in gravidanza e nell’infanzia”.

dieta-vegana in gravidanza

Dieta vegana in gravidanza: i benefici per mamma e bambino

Una dieta vegana in gravidanza, secondo gli specialisti del settore, non sarebbe solo possibile ma comporterebbe addirittura dei notevoli benefici: potrebbe infatti proteggere dalla pre-eclampsia e dall’eccessivo aumento di peso, riducendo al minimo l’esposizione ai genotossici. Inoltre, preverrebbe lo sviluppo di diverse malattie pediatriche per il nascituro: l’asma, il diabete, i difetti del tubo neurale, il labbro leporino e alcuni tumori pediatrici tra le possibili immunità. I bambini vegani avrebbero, infine, un rischio minore di sviluppare sovrappeso e obesità e non sarebbero esposti agli antibiotici largamente utilizzati negli allevamenti. L’importanza di applicare fedelmente le indicazioni dello studio è ribadita dalla dottoressa Goggi che ha dichiarato: “La necessità di uno strumento pratico come questo, diretto a chi si occupa di mamme e bambini vegani, è stata confermata anche dalla Società Italiana di Nutrizione Umana, che già nel 2017 aveva emanato un documento con il quale approvava le diete vegane per madri e bambini, suggerendo al contempo alle istituzioni di fornire risorse e strumenti che rendessero i professionisti della salute sufficientemente preparati nel seguire pazienti vegani”.

dieta vegana in gravidanza

Dieta vegana in gravidanza: i nutrienti fondamentali

La necessità primaria di una dieta (qualunque essa sia) in gravidanza (soprattutto nel secondo e terzo trimestre), così come nelle fasi dell’allattamento, dello svezzamento e della prima infanzia, è che alcuni nutrienti considerati indispensabili non siano carenti. Tra gli essenziali troviamo: proteine, fibra, acidi grassi omega-3, ferro, zinco, iodio, calcio, vitamina D e vitamina B12. Come segnalato dall’articolo, l’unico integratore specifico da utilizzare, rispetto ad un regime alimentare onnicomprensivo, è la vitamina B12, di cui sono consigliati dosaggi e range ematici di riferimento per le madri e i bambini vegani. Malgrado tutto, la vitamina B12 è una sostanza particolarmente critica anche nelle diete onnivore in cui non si può escludere a priori una tale carenza, nonostante la molteplicità degli alimenti. Riguardo agli altri integratori, come il DHA, un omega-3 a lunga catena, e la vitamina D, bisogna avvalersi delle stesse precauzioni previste per mamma e bambino a prescindere dal tipo di dieta seguita: è dunque d’obbligo la loro integrazione. La conclusione della Goggi è quindi la seguente: “Queste linee guida ribadiscono che, contrariamente a quanto spesso viene riportato, non è necessario alcun integratore di calcio o di ferro. È sufficiente consumare alimenti vegetali che ne siano ricchi e mettere in pratica delle semplici azioni nella preparazione degli alimenti, così da aumentarne l’assorbimento”.