Salute e benessere

Dermatite atopica, come si manifesta. E cosa (non) fare per aiutare tuo figlio a guarire

 

E’ una delle malattie più frequenti in età pediatrica che colpisce un bambino su 5, dalla nascita al compimento dei sette anni. Fa quasi un milione di piccoli malati, soltanto in Italia. Ma le responsabilità, talvolta, sono proprio di mamma e papà. A volte è invalidante perché colpisce viso, polsi, caviglie, collo e torace, parti visibili in cui la cute può seccarsi e presentare chiazze rosse, con prurito. Con immaginabili conseguenze in termini di impatto sulla qualità della vita dei pazienti. Possibile? Proprio così.

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Non è un disturbo contagioso Il disturbo, di natura infiammatoria e non contagioso. La pelle atopica è come un muro in cui le cellule sono i mattoni e la sostanza intercellulare rappresenta il cemento. Se quest’ultimo è difettoso, i mattoni perdono coesione e il muro non svolge correttamente la sua funzione: la cute si fissura, perde acqua, diventa secca e ruvida, non proteggendo più dalle sostanze irritanti esterne. È così che prende forma la malattia, riscontrabile fin dai primi mesi di vita di un neonato, con picchi che si registrano nei primi anni di scuola elementare. La pelle atopica è più suscettibile agli stimoli esterni, al freddo, al caldo, al sudore.

I vantaggi della bella stagione Con l’arrivo della bella stagione e del sole anche i bambini affetti da dermatite atopica possono prendere il sole. Anzi: un’esposizione corretta è spesso alla base del miglioramento spontaneo della malattia che si osserva durante l’estate. Anche fare il bagno non è proibito. Il bambino atopico può andare in spiaggia, a patto di seguire alcune precauzioni: proteggersi con indumenti e occhiali, utilizzare una crema nutriente e protettiva, evitare le ore di luce solare del mezzogiorno ed esporsi gradualmente al sole. Il miglioramento dei sintomi può favorire una riduzione dei farmaci, nei mesi estivi. Al momento la dermatite atopica si cura ricorrendo ai cortisonici applicati dove compaiono le lesioni della cute.Una volta che le lesioni si sono rimarginate occorre ricoprire la pelle con creme emollienti.

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Tutte le cose da non fare per non peggiorare la situazione Se sulla predisposizione genetica poco si può fare, alcuni comportamenti dei genitori risultano favorenti la malattia. Tra questi: il ricorso a lavaggi troppo frequenti, l’utilizzo di detergenti non adatti all’infanzia, l’impiego di capi indumenti di lana a contatto diretto con la cute. Fondamentale invece è il ruolo della terapia topica, bisogna agire sull’effetto e solo la terapia locale è in grado di ripristinare la barriera cutanea e la sua funzione che sono regolarmente alterate nei bambini affetti. La sua esecuzione, tuttavia, non è semplice. La terapia locale varia in funzione della presentazione clinica della dermatite stessa ed è quindi necessario seguire le istruzioni di uno specialista.