Storie di vita

Bambino prematuro fatto morire per intascare l’assicurazione

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Arriva dall’Italia un’incredibile vicenda, ancora da confermare, secondo la quale una donna sarebbe rimasta incinta appositamente, per poi praticare un aborto in avanzata fase di gestazione (simulando un finto incidente stradale) al solo fine di ottenere un indennizzo di 80 mila euro per la morte del figlio. con tale accusa è terminata ai domiciliare una donna rea di essersi procurata un aborto con una pinza, strumento suggerito da un amico medico, anche lui indagato per aver favorito quella che risulterebbe essere un’incredibile e drammatica vicenda.

Presentatasi in ospedale con una complice dopo un incidente d’auto che in realtà non era mai avvenuto, la donna aveva detto di aver perso il bimbo nell’urto. Un orrore che arriva da un centro del Cosentino, e che è stata confermata dagli investigatori, che hanno purtroppo evidenziato come “i casi di aborto per aumentare il risarcimento delle assicurazioni sarebbero diversi”.

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“Abbiamo accertato che un bambino ha lottato, ha cercato di rimanere vivo e questo ci ha tranciato il cuore” – hanno poi aggiunto gli investigatori – “e pensare che gli sarebbe bastato una piccola boccata d’ossigeno per sopravvivere. Immaginate procreare per uccidere quali connotazioni può assumere. La realtà supera la fantasia, man mano che andavamo avanti in questo caso rimanevamo sempre più sconvolti”.

Ancora, secondo quanto emerso dall’attività investigativa, il medico avrebbe fornito chiare indicazioni su come praticare l’aborto (illegale, poiché avvenuto durante il settimo mese di gravidanza). Quindi la donna è stata accompagnata da un’amica al Pronto soccorso di Corigliano, dove entrambe hanno sostenuto di essere state coinvolte in un sinistro, e che il feto era stato espulso in seguito al trama. Tuttavia i medici si sono subito insospettiti di ciò, considerando che il pigiama era pulito e che non sono state riscontrate macchie ematiche o di liquido nell’auto dell’amica, la quale – dal canto suo – non ha neppure potuto fornire indicazioni esatte sul luogo dell’incidente, né ha dichiarato di conoscere il cognome degli altri “amici” che erano con loro al momento dell’impatto.

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Il medico del pronto soccorso che è stato accusato di essere complice della vicenda non avrebbe volontariamente praticato sul neonato alcuna manovra di rianimazione, mentre gli infermieri si sono accorti che muoveva le manine. Sono inoltre state segnalate altre stranezze da parte della ginecologa che ha visitato madre e figlio subito dopo il consulto richiesto dal medico. È venuta così alla luce una vicenda davvero sbalorditiva per la sua crudezza.

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