Salute e benessere

Mangiare pesce d’estate? Sano e leggero, ma attenti: è la stagione più a rischio intossicazioni. Ecco perché

 

Cosa c’è di più bello di una cenetta a base di pesce con vista sul mare, e lume di candela? Complice il caldo e lo stare al mare viene da sé cercare più occasioni per mangiare del pesce fresco, ma proprio a causa delle alte temperature estive il pesce rischia di farci male. Ecco come fare ad evitare che proprio una cena di pesce diventi un incubo.

(Continua dopo la foto)

cena pesce

Tutta colpa della temperatura: quando il pesce ci fa male è perché non è stata rispettata la catena del freddo: e quello che ci capita è una intossicazione da istamina o sindrome sgombroide.

Se il pesce viene mal conservato o tenuto a temperatura ambiente per troppo tempo il rischio è che, suo malgrado, si arricchisca di istamina, una sostanza che non è mai presente al momento della pesca, ma che viene a formarsi a partire dall’istidina, un aminoacido molto abbondante negli sgombri e in tutti i pesci della famiglia quali tonno, tonno a pinne gialle, sardine, acciughe e aringhe.

L’istamina, quindi, viene a prodursi dopo la morte del pesce e tale trasformazione può verificarsi in ogni fase della filiera alimentare ovvero subito dopo la pesca, nei processi di trasformazione, nella ristorazione, ma anche nelle abitazioni private. «L’istamina e le altre sostanze vasoattive si formano per il deterioramento di batteri presenti sulla cute dei pesci e ciò può avvenire in diverse fasi della filiera alimentare se non viene mantenuta la giusta temperatura» spiega il dottor Antonino Musarra, Presidente designato AAIITO Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri.

frittura_paranza

Quando è davvero intossicazione?  

Il pesce mal conservato che si arricchisce di istamina non perde le sue caratteristiche organolettiche, non puzza e non è cattivo di sapore quando mangiato, quindi sospettare un’intossicazione al primo boccone è molto difficile. La sintomatologia dell’intossicazione da istamina può comparire anche quando si consumano altri alimenti ricchi di istamina: poiché i microrganismi coinvolti sono comunemente presenti nell’ambiente, possono favorire l’aumento delle ammine biogene (istamina ed altre) anche in altri cibi rapidamente deperibili e ricchi di particolari aminoacidi quali carni, salumi, latticini, succhi di frutta e vino. L’istamina, una volta prodotta attraverso questi processi, rimane inalterata nell’alimento qualunque sia il trattamento a cui l’alimento stesso viene sottoposto.

Come si manifesta l’intossicazione ?

La sintomatologia dell’intossicazione da istamina è a insorgenza rapida (entro 30 minuti dall’assunzione dell’alimento) e si caratterizza per la comparsa di nausea, vomito, diarrea, cefalea, rush cutaneo, disturbi respiratori e ipotensione. Tutto il quadro sintomatologico può estendersi dalle 4 alle 6 ore, ma interessare il soggetto anche per uno o due giorni.

Cosa fare?

La terapia della sindrome sgombroide è essenzialmente sintomatica e prevede l’impiego di antistaminici e cortisonici. In casi di particolare gravità, caratterizzati dalla comparsa di disturbi respiratori e ipotensione, è necessario recarsi al pronto soccorso per un eventuale ricorso all’adrenalina e ad abbondanti somministrazioni di liquidi. In questo caso il paziente può essere trattenuto in osservazione anche fino a 24 ore.