Famiglia

Alle scuole medie, ragazzi escono solo se ripresi da mamma e papà. E scoppia la polemica. Ma secondo la legge chi ha ragione?

 

Siamo a Bergamo: i genitori, al primo giorno di scuola, hanno trovato questo annuncio affisso sulle vetrate dell’ingresso: “Il ritiro alla fine delle attività didattiche di tutti gli alunni della scuola secondaria di primo grado dovrà avvenire attraverso accompagnamento dei genitori (o di un incaricato maggiorenne), in quanto minori di 14 anni». Un benvenuto con i fiocchi? Che vuol dire? Ecco cosa è successo

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Vi immaginate un bambino di 11, 12 o 13 anni che esce da scuola accompagnato da mamma o papà? ma in che mondo viviamo? Li conosciamo gli adolescenti, noi! Non vogliono più vederci, neanche da lontano, di fronte ai loro compagni, fanno fatica a darci un bacio, figuiramoci che affronto, per loro, non poter varcare l’uscita di scuola se non in presenza di un genitore. Eppure queste sono le nuove disposizioni che hanno trovato genitori e ragazzi dell’Istituto comprensivo Alberico Da Rosciate di Bergamo.

La decisione del dirigente scolastico di non concedere ai ragazzi che frequentano la scuola secondaria di primo grado, le medie, per capirci, di rientrare a casa da soli dopo la scuola sta facendo discutere. Anche se la scuola ha manifestato la disponibilità a trovare una soluzione e nella circolare specifica che “viste le difficoltà organizzative sarà possibile avere una deroga iniziale in previsione di una regolamentazione futura decisa dopo il confronto con le famiglie”.

In pratica tutto questo vuol dire che si dovrà trovare una soluzione intermedia tra quello che prescrive la scuola e le esigenze delle famiglie.

Le polemiche sono arrivate anche all’attenzione dell’amministrazione comunale. «Il tema dell’autonomia – dice l’assessore all’Istruzione Loredana Poli – dei ragazzi all’uscita della scuola ci riguarda perché è strettamente legato anche a come è la città al di fuori della scuola. Non è il primo anno che, con l’inizio dell’anno scolastico, affrontiamo una tematica simile: è un tema sul quale ci si può confrontare e sul quale si può trovare una linea di comportamento condivisa, tanto più che esistono già sul territorio esperienze positive che possono essere prese d’esempio».

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Eppure, a volerla dire tutta, il dirigente scolastico in questione ha ragione, cioè ha agito secondo la legge: volendo interpretare in modo letterale l’articolo 591 del Codice penale (abbandono di minore) e gli articolo 2047 e 2048 del codice civile (obbligo di vigilanza sui minori e risarcibilità dei danni da essi cagionati), il genitore, il tutore o l’insegnante di un minorenne non dovrebbero mai lasciarlo senza assistenza. In particolare il docente dovrebbe consegnare il minorenne o ad un altro docente o al genitore o a un suo delegato. Solo cosi si è sicuri di non incorrere in errore e responsabilità. Poi c’è la prassi consolidata nel rapporto scuola -famiglia per cui un 13enne, sebbene minore, esca da scuola da solo, anche in nome del suo diritto all’autonomia.

E le scuole che fanno firmare una liberatoria per cui sotto la responsabilità del genitore, il ragazzo minorenne può uscire da scuola da solo? Sembra la soluzione di maggior buon senso. Eppure, in caso di incidente al ragazzo, quelle liberatorie che sembrerebbero alleggerire la scuola da qualunque responsabilità, sono del tutto illegitime, secondo la Cassazione.

QUindi la posizione della preside, che all’inizio sembrava vanuta dalla Luna, non è poi così sbagliata, in assenza di un quadro normativo che faccia luce su quel lasso ditempo tra scuola e casa, tra responsabilità del personale scolastico e della famiglia.