Salute e benessere

Allarme mondiale: quasi tutti ne assumiamo troppo poca. Lo studio che rivoluziona tutto: ecco qual è la “sostanza” di cui ognuno ha bisogno

 

La mappa mondiale dello stato nutrizionale della vitamina D – redatto dalla IOF (Fondazione Internazionale di Osteoporosi) – e i dati SIOMMS (Società Italiana Osteoporosi del Metabolismo Minerale E Malattie dello Scheletro)  parlano chiaro: la carenza di vitamina D è una pandemia, l’88% della popolazione mondiale e l’80% della popolazione italiana presenta bassi livelli di vitamina D. Eppure, l’azione che questo micronutriente esercita su tessuto osseo, sistema immunitario, sistema cardiocircolatorio, muscoli, metabolismo e crescita cellulare, rende lo stato di ipoavitaminosi presente, un problema di salute pubblica. Ora emerge una nuova ricerca che evidenzia il ruolo della vitamina D in gravidanza e nei primi anni di vita dei bambini, dimostrando il legame fra carenza della vitamina e autismo. Un livello basso a 20 settimane di gravidanza aumenta il rischio di mettere al mondo una prole con tratti autistici verso l’età di sei anni.

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vitaminadentro Lo studio del Brain Institute dell’University of Queensland, affiancato dall’Erasmus Medical Centre in Olanda, ha analizzato circa 4200 campioni di sangue di donne incinte e dei loro bambini, considerando come carenti i campioni con un tasso di vitamina D sotto i 25 nmol/L. «Questo studio offre ulteriori evidenze che bassi livelli di vitamina D sono associati con disturbi dello sviluppo neurologico», scrive il neurologo John McGrath sul sito dell’università, raccomandando un maggiore uso di supplementi di vitamina D durante la gravidanza, come l’uso di acido folico ha ridotto l’incidenza di spina bifida nella comunità.

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La vitamina D si assorbe con l’esposizione al sole, che tuttavia comporta il rischio di cancro alla pelle, ma si trova in alcuni cibi e in supplementi farmaceutici. Sono ampiamente noti i suoi benefici nel mantenere ossa sane e vi sono solide evidenze che la collegano alla crescita cerebrale. In ricerche precedenti la sua carenza è stata legata a una varietà di condizioni fra cui schizofrenia, asma e ridotta densità ossea. La sua carenza nella prima infanzia è stata collegata a disturbi allergici come asma ed eczema.